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Table of Contents and First-Line Index
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GUIDO CAVALCANTI
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Io vidi donne con la Donna mia . . . . 276
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Se mai del tutto obliato ho mercede . . . . 277
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La forte, e nova mia disavventura . . . . 279
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Era in pensier d'Amor, quand'io trovai . . . . 280
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In un boschetto trovai pastorella . . . . 283
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Perch'io non spero di tornar giammai . . . . 285
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O povertà come tu sei un manto . . . . 300
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L'ardente fiamma della fiera peste . . . . 315
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Io son la donna, che volgo la rota . . . . 326
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O lento, pigro, ingrato, ignar, che fai . . . . 330
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S'io priego questa Donna, che pietate . . . . 337
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Chi è questa, che vien, ch'ogni uom la mira . . . .
340
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Perchè non furo a me gli occhi dispenti . . . . 341
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Una giovene Donna di Tolosa . . . . 345
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Avete in voi li fiori e la verdura . . . . 347
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Ciascuna fresca e dolce fontanella . . . . 348
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Beltà di Donna, e di saccente core . . . . 349
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Novella ti so dire, odi Nerone . . . . 350
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Vedesti al mio parere ogni valore . . . . 353
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Se vedi Amore, assai ti prego, Dante . . . . 354
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Io vengo il giorno a te infinite volte . . . . 355
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Dante, un sospiro messagger del core . . . . 356
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La bella donna, dove Amor si mostra . . . . 357
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Una figura della Donna mia . . . . 358
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Guarda, Manetto, quella sgrignutuzza . . . . 360
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S'io fossi quello che d'amor fu degno . . . . 362
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O tu, che porti negli occhi sovente . . . . 365
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Amore, e Mona Lagia, e Guido, ed io . . . . 368
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SCRITTORI
DEL PRIMO SECOLO
TOMO SECONDO
Editorial Note (page ornament): Publishers' ornament depicting a hinged box with a crank, possibly representing a
hand-organ, surmounted by a banner with the motto “IL PIU BEL FIOR NE
COGLIE”.
POETI
DEL PRIMO SECOLO
DELLA
LINGUA
ITALIANA
IN DUE VOLUMI RACCOLTI
VOLUME SECONDO
FIRENZE
1816
.
Sunt enim illi Veteres, qui ornare nondum poterant quae
dicebant,
omnes prope praeclare locuti: quorum sermone
assuefacti qui erunt, ne cupientes quidem
poterunt loqui,
nisi Latine. Neque tamen erit utendum verbis iis, quibus
jam
consuetudo nostra non utitur, nisi quando ornandi
causa parce, quod ostendam: sed
usitatis ita poterit uti,
lectissimis ut utatur, is, qui in veteribus erit
scriptis
studiose et multum volutatus.
CICER. de Orat. lib. 3, cap. 10.
DI MEO ABBRACCIAVACCA,
O BRACCIO VACCA DA PISTOIA.
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Transcription Gap: pages 2-4 (not translated by DGR)
- Madonna, vostra altera canoscenza,
- E l'onorato bene,
- Che'n voi convene tutto in piacimento,
- Mise in voi servir sì la mia intenza,
- Che cura mai non tene,
- Nè pur sovvene d'altro pensamento,
- E lo talento di ciò m'è lumera.
- Così piacer mi trasse in voi, compita,
- D'ogni valor gradita,
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10Di beltate e di gioia miradore,
- Dove tuttore prendendo mainera
- L'altre valente donne di lor vita;
- Perciò non ho partita
- Voglia da intenza di star servidore.
- Per servire a voi non seria degno;
- Ma voi, sovrapiacente,
- In vostra mente solo nel meo guardo
- Conoscete, che in cor fedele regno,
- E ch'eo presi, servente
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20Di voi, tacente l'amoroso dardo
- Per mevi tardo palese coraggio
- Fatto serìa, sacciatelo per certo,
- Per suo mostrare aperto
- Vorrìa vostro sentir, dico d'avviso,
- Vedreste priso me di tal servaggio
- Per la qual donna mai fora scoperto.
- Tanto scuro ho proferto,
- Ch'odio, servente in core, amore in viso.
- Viso sovente mostra cor palese
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30D'allegrezza smirata,
- Perchè alla fiata monta in soverchianza.
- Ma quello di piacere over d'offese
- Covra voglia pensata,
- Perchè doblata grav'è la certanza:
- Donqua doblanza tenete in sentire.
- Perciò vo'dico, Amanti: non beltate
- Solo desiderate,
- Ma donna saggia, di beltate pura,
- Nè di natura signorìa soffrire
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40Alcun di pari pregio non stimate,
- Ma di grand'amistate,
- Che poggia d'onor, quanto china d'altura.
- D'altura deggio dir, come poss'eo,
- Lo guigliardon sovrano,
- Bene dir, sano di nostra intenzione,
- Donna, ch'avete sola lo cor meo
- Ricevestemi in mano
- Ah non istrano d'altro guigliardone;
- Che di ragione mi donaste posa
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50D'affanno, di disìo, d'attezza forte.
- Sed eo prendesse morte
- A vostro grado, me ne piacerìa
- Sì meretrìa voi d'alcuna cosa:
- Poi che m'avete tolto e preso in sorte,
- Non dubitate torte
- Di mio coraggio, ch'esser non porìa.
- Essere non porea: chè'l core vole
- Istar dove valor ha
- La sua dimora di gioioso stallo:
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60E se'l cor pago già nente si dole
- Dunque'l partire fora
- Sola mesora sovra ogn'altro fallo.
- Così intervallo non sento potesse
- Nel mio servir fedel porgere affanno,
- Nè voi alcuno inganno:
- Chè'l gran valore prima si provede
- Che dia mercede, che poi non avesse
- Loco, nè presa, che trovasse danno;
- Chè molti falsi stanno
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70Coverti, pronti, parlando gran fede.
Transcription Gap: pages 8-17 (not translated by DGR)
Note:
Impresso nelle Note del Ditirambo del Redi.
- Per lunga dimoranza,
- Ch'ho fatta in gran tormento,
- Ho cangiata natura,
- Ch'ho, piangendo, allegranza,
- E, ridendo, noi'sento,
- Ogni gioi'm'è rancura.
- D'aver ben ho pesanza,
- E del mal mi contento;
- Parmi'l dì notte scura;
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10Degli amici ho dottanza;
- Coi nimici ho abento;
- Per lo cald'ho freddura.
- Di quel, ch'altri è sicuro, son temente;
- Per gran doglienza canto;
- Lo solaccio m'attrista;
- Credo aver ben per male.
- Ciò, ch'ho ditto, m'avven certanamente:
- Ma anch'ho senno tanto,
- Che, secondo mia vista,
-
20Mal si vola senz'ale.
Transcription Gap: pages 19-55 (not translated by DGR)
DI UBALDO DI MARCO
A FRA GUITTONE
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Transcription Gap: page 57 (not translated by DGR)
- Poso'l corpo in un loco meo pigliando
- Eo svariando la memoria giva,
- U'viva nobil figura restando
- E riguardando stava me pensiva.
- Dubbiosamente grandor dimorando,
- Forte dottando se gente veniva,
- E non vedendo me un flor donando
- Che odorando poi el molto auliva;
- Ed eo sentendo su l'odor levai,
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10E riguardai per veder l'albore,
- Che fè tal flore, vidil no già nente.
- E non vedendol misimi al sentore,
- E per l'odore l'albore trovai;
- E riposai al ombra lungiamente.
Transcription Gap: pages 59-75 (not translated by DGR)
DI AMOROZZO DA FIRENZE.
Editorial Note: Although this canzone is here attributed to Amorozzo da Firenze, DGR identifies
it as the work of Carnino Ghiberti da Fiorenza.
- Lontan vi son, ma presso v'è lo core
- Con gran mercè cherendo,
- Che non vi grevi lunga dimoranza.
- Che se saveste la pena e l'ardore,
- Che soffro per voi, bella, non veggendo,
- Ben sovverria di me voi con pietanza.
- Così m'avven col Cervio, per usanza,
- Credendosi campare
- Morte, allungando là'v'onde latrare
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10Fere e va al morire;
- Così'n pensero voi raffigurando
- Credo campar la morte, e mi sobranza.
- Sobranzami la morte qual rimiro
- Affigurando la vostra beltate,
- Che parmi aver ciò che non ho; mi tegno
- Così com'uomo face sigramiro
- Veder lo suo disio per claritate
- Simile amor mi mira, e mostra'ngegno.
- Voi, che non aio e siete meo sostegno,
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20Mi dona, e tene in braccio spessamente,
- Nè a voi giungo, lasso, nè m'attegno;
- S'eo non m'aggiungo a voi proprio incarnato,
- Non può durar, che non pera del tutto
- Che tropo greve fascio d'amor aggio.
- Com'albore ch'è troppo caricato,
- Che frange, e perde sene e lo suo frutto,
- Simile, Amore, eo mi dispereraggio.
- Ahi! dolce Amore, che consiglio avraggio
- A'infino eo moro per voi disiare!
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30Vorrìa, come Leone
- Lo figlio a sua nazione
- Fare di morte surgere e levare.
- Poteste sescitarmi, s'eo morraggio?
- Donqua se ciò fosse, piaceriami morte
- Più non fa vita, stando dipartuto,
- Nè conveggendo la vostra figura.
- Cà non serìa sì angosciosa e forte,
- Ma mi sembràra avesse dormuto
- Risuscitando a vostra parladura.
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40Ma poiche no assicura,
- Vorrea, com'fedel fino,
- Sì come l'Assessino
- Ca per ubbidir suo Signor sen fallo,
- Va, prende morte, e non sinde cura.
- Così non cureraio che m'avvegna.
- Tuttora affino in ver voi la mia spene,
- Da poi che Amor lo vuole e lo comanda.
- Disavventura ver voi mi rimanda
- Pregarevi la mainera tegnamo
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50Chente due augel fanno,
- Quando all'amor s'addanno
- A lor compungimento, e di tanto amo,
- Che l'un, se l'altro non parte, ne ancide.
Transcription Gap: pages 79-81 (not translated by DGR)
Note: At the end of the fifteenth line of verse, the last one or two letters of the last word
are illegible.
DI SIMBUONO GIUDICE
- Spesso di gioia nasce ed incomenza
- Ciò, ch'adduce dolore
- Al core umano, e parli gio'sentire.
- E frutto nascer di dolce semenza,
- Ch'è d'amaro sapore,
- Spess'ore ho veduto addivenire.
- Dicol per me, che'n folle intendimento
- Credendom'aver gioia,
- Gaudente incominciai
-
10Amor di donna piacente ed altera
- Per uno isguardo, ch'ebbi allegramente,
- Laond'eo patisco noia;
- Da poi ch'eo innamorai
- Sempre m'è stata selvaggia e guerrera.
- Ben mi credetti aver gioia compian,
- Quando lo dolce isguardo
- Vidi ver me picente e amoroso;
- Ora mispero da che m'è fallita.
- E'di mortale dardo
-
20Sentomi allo cor colpo periglioso,
- Che per gli occhi passao similemente,
- Come per vetro passa
- Senza lo dipartire,
- Ed oltra luce, dello sole spera.
- Come in ispecchio passa immantenente
- Figura, e non lo cassa.
- Ma credo, allo ver dire,
- Lo meo core partuto, e morte spera.
- Sperando morte, ancor porèa guarire
-
30La mia crudel feruta,
- Sì ch'eo non fosse in tutto a morte dato.
- Cà riceputo l'ho per folle ardire,
- Laudando mia veduta,
- Credendomene aver gioioso stato.
- Penso ch'amor porìa in gio'tornare
- Per una sembianza,
- Che dal core mi vene,
- Perseverando da lei mi venisse,
- Ch'a Pellèo la posso assomigliare;
-
40Feruta di sua lanza,
- Non guerrèa mai, se altre
- Con ella il loco non si riferisse.
- Dunque m'è uopo di chiamar mercede
- Dello suo fallimento,
- Ed umiltate in ver di lei usare.
- Ma il suo gran pregio non lo mi concede
- Dire che tradimento
- Potesse loco in tal donna provare,
- In cui è senno e tutta conoscenza.
-
50Però mercè le chiamo,
- Chè fallir non porrìa
- Mercè, nè senno, nè tutt'altre virtute;
- E non devrìa dar morte, a mia parvenza.
- Lo viso, ch'io tant'amo,
- Sguardando; anzi devrìa
- Tutt'altre morti guarire e ferute.
- Poichè a speranza di mercè mi rendo,
- E allo suo signoraggio
- Umilemente core corpo e vita,
-
60Tutto valore in ella conoscendo,
- So che salute avraggio
- E del mio male per mercede aita
- Che somiglianza tien del buon signore,
- Quand'uomo a chi combatte
- Si rende per suo grato,
- Ogni fallire e torto gli perdona:
- Tanto conosco è in ella nobil core,
- Che del leone abbatte
- Orgoglio sormontato,
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70E nobiltate ha messo in lei corona.
Transcription Gap: pages 85-86 (not translated by DGR)
DI MASARELLO DA TODI
- Ogni uomo deve assai caro tenere
- Lo primo bene, ched ave acquistato;
- Che se viene in ricchezza nè in potere,
- Con quello primo l'ave guadagnato.
- Chi seguita lo suo folle volere
- Alla fiata trovasi ingannato;
- Però deve dottare di cadere
- Quello, che non travaglia, alto montato.
- Rade fiate trov'uomo follìa
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10Accompagnata con la povertate,
- Perciocchè lo pensieri lo'nde'stolle.
- Ma quello, che fu povero da pria,
- Se poi vene in ricchezza e in dignitate,
- Ispesse fiate trova l'uomo folle.
Transcription Gap: pages 88-103 (not translated by DGR)
DI LAPO GIANNI,O SIA
GIOVANNI
LAPO.
Note:
Impressa nell'Allacci.
- Amor, eo chero mia donna in domino,
- L'Arno balsamo fino,
- Le mura di fiorenza inargentate,
- Lu Rughe di Cristallo lastricate,
- Fortezze alte merlate,
- Mio fedel fosse ciaschedun Latino,
- Il mondo in pace, secuor'l camino,
- Non mi noccia vicino,
- E l'aira temperata verno e state,
-
10Mille donne e donzelle adornate,
- Sempre d'amor pregiate,
- Meco cantasser la sera e'l mattino,
- E giardin fruttuosi di gran giro
- Con grande uccellagione,
- Pien di condutti d'acqua e cacciagione,
- Bel mi trovasse come fu Absalone,
- Sansone pareggiasse e Salamone,
- Servaggi di Barone,
- Sonar viole, chitarre, e canzone,
-
20Poscia dover entrar nel Cielo empiro,
- Giovene, sana, allegra, e secura
- Fosse mia vita, finchè'l modo dura.
Transcription Gap: pages 106-117 (not translated by DGR)
Transcription Gap: beginning of page (not translated by DGR)
Note:
Impressa nella suddetta Scelta di Rime Antiche.
- Ballata, poi che ti compose Amore
- Nella mia mente, ove fa residenza,
- Girai a quella, che somma piacenza
- Mi saettò per gli occhi dentro al core.
- Poi sei nata d'Amore ancella nuova,
- D'ogni virtù dovresti essere ornata,
- Dovunque vai dolce, savia, ed intesa:
- La tua vista ne fa perfetta fede;
- Però dir non ti compio l'imbasciata,
-
10Che spero s'hai del mio intelletto presa,
- E tu la vedi nel suo viso accesa,
- Non dicer motto, se fusse adirata;
- Ma, quando la vedrai umiliata,
- Parla soave senza alcun timore.
- Quando cortesemente avrai parlato,
- Con bello inchino, e con dolce salute
- Alla serena fronte di beltate,
- Apprendi suo responso angelicato,
- Che muove lingua di gentil virtute
-
20Vestuta manto di soavitate;
- Se l'è in piacer d'avermi in potestate,
- Non fia suo viso colorato in grana;
- Ma fia negli occhi suoi umile e piana,
- E pallidetta quasi nel colore.
- Appresso che lo tuo dir amoroso
- Prenderà la sua mente con paura
- Del pensoso membrar che Amor le dona,
- Dirai com'io son sempre desioso
- Di far li suo'piacer oltre misura,
-
30Mentre la vita mia non m'abbandona.
- Dì, che Amor meco sovente ragiona,
- Che fu principio d'esta benvoglienza,
- Quei che la mente, e'l core, e mia potenza
- Ha messe in signorìa del suo valore.
- Tu vederai la nobil accoglienza
- Nel cerchio delle braccia, ove pietade
- Ripara con la gentilezza umana:
- E vederai sua dolce intelligenza
- Nelli atti suoi, se non parla villana:
-
40E vederai, meraviglia sovrana,
- Com'en formate angeliche bellezze,
- E di nuovi miracoli adornezze,
- Onde Amor tragge l'altezza d'onore.
- Muovi, Ballata, senza far sentore,
- E prenderai l'amoroso cammino:
- Quando sei giunta, parla a capo chino,
- Non mi donar di gelosìa errore.
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Transcription Gap: pages 121-135 (not translated by DGR)
DI ONESTO BOLOGNESE
Editorial Note: Although the editors have called the poet by the name Onesto Bolognese, DGR terms
him Onesto di Boncima, Bolognese.
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Transcription Gap: pages 137-144 (not translated by DGR)
Note:
Impresso nell'Allacci.
- Quella crudel stagion, che a giudicare
- Verrà il nostro Signor tutto lo mondo;
- E non sarà alcun uom, che consolare
- Possa il suo cor, e quanto vuol sia mondo.
- Che'l tremerà la terra e lo mare,
- Ed aprirassi il Ciel per lo gran pondo;
- E vorrà il giusto volentier campare;
- E dirà il peccator, dove mi ascondo?
- E non sarà nessun Angel divino,
-
10Che non abbia paura di quell'ira,
- Fuor che la Vergin Donna, nostra guida.
- Or com'farò, che di peccar non fino
- Ell'è simile che son presso a sira
- Se li suoi giusti preghi non m'aida.
Transcription Gap: page 146 (not translated by DGR)
Note:
Impresso nell'Allacci.
- Non so, s'è mercè, che mo vene a meno,
- O è sventura, o soperchianza d'arte,
- Che per la mia donna Luni, e Marte,
- E ciascun dì con se ragiona appieno.
- Più d'uom vivente crudel vita meno,
- Nè mai mi disse: dalla morte guarte,
- Mercè voi, che son già gli spirti sparte,
- E che ne avete stanco un uom terreno.
- E se forza di Amor con dritta prova
-
10Mi concedesse di umiltà vestita,
- Ch'i'la trovasse sol un'ora stando,
- Fora tanto gioiosa la mia vita,
- Che quale mi conosce, riguardando
- Vederìa in me di Amor figura nova.
Transcription Gap: pages 148-153 (not translated by DGR)
Note:
Impresso ne'Commentarj della Volgar Poesia
del Crescimbeni.
- Se vi stringesse, quanto dite, amore,
- Che vi mettesse in dubio di finita,
- Voi stareste lontano dal Signore,
- Messer Onesto, che vi può dar vita.
- Voi passereste per lo mar maggiore,
- Non che per l'Alpi, ch'hanno via spedita,
- Per rallegrar di gioia il vostro core
- Per la veduta, che me non aita.
- Anzi mi fa maggiormente dolere,
-
10Ch'i'non posso trovar guado, nè ponti,
- Ch'alla mia donna gir possa o mandare.
- Chè maggior pena non si può avere,
- Che veder l'acque nelle chiare fonti,
- E aver sete, e non poterne bere.
DI MAESTRO MIGLIORE
DA FIORENZA
Note:
Impresso ne'Commentarj della Volgar Poesia
del Crescimbeni.
- Amore, s'eo parto, il cor si parte e dole,
- E vuol disamorare e innamura.
- Tant'ho guardato al raggio dello Sole,
- Che ciò, ch'eo veggio, par di sua natura.
- Lo cor ciò, ch'ha voluto, non disvole,
- E lo voler l'aucide, se li dura,
- Membrandoli la gioia, ch'aver suole;
- Ch'ogni altra vita a morte lo spaura.
- Oi lasso, che non è gioia d'Amore
-
10A nessun uomo, che di bon cor ama,
- Che non aia più doglia, che dolciore.
- Lo cominciare è doglia a chi lo brama;
- E lo finire è doglia, e più dolore;
- E'l mezzo è doglia, e conforto si chiama.
Transcription Gap: page 156 (not translated by DGR)
DI DELLO DA SIGNA
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Transcription Gap: page 158 (not translated by DGR)
- Levandomi speranza
- D'aver gioia compita per amore,
- Piacque alla donna mia ch'eo li sia amante.
- E dammi sicuranza
- Del suo piacente e pietoso core,
- Dell'amoroso suo gaio sembiante.
- Sì ch'eo non ho dottanza
- Di star leale amante e servidore,
- E ch'eo non sia di gioi'più d'altro amante.
-
10E mercè fa pietanza,
- E pietà face d'amar lo dolzore,
- E bon servir fa servo bene stante.
- Ed eo, che son servente più d'altr', amo,
- Donna più d'altra gente,
- Canto ed allegro, e gioi'attendo e spero
- Da lei, cui servo, e cui mi son donato.
- E se davanti mercede le chiamo,
- So che non l'è spiacente;
- Però mi riconforto, e non dispero,
-
20Avvegna in tutto gioir m'ha vietato.
Transcription Gap: pages 160-167 (not translated by DGR)
DI FOLGORE DA SAN GEMINIANO
Note:
Tutti i Sonetti di questo Poeta sono impressi nell'Allacci.
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
- Fior di vertù si è gentil coraggio;
- E frutto di vertù si è onore;
- E vaso di vertù si è valore;
- E nome di vertù è uomo saggio;
- E specchio di vertù non vede oltraggio;
- E viso di vertù chiaro colore;
- Ed amor di vertù buon servitore;
- E dono di vertù dolce lignaggio;
- E loco di vertù è cognoscenza,
-
10E seggio di vertù amor reale,
- E poder di vertù è sofferenza;
- E opra di vertù esser liale;
- E braccio di vertù bella accoglienza;
- Tutta vertù è render ben per male.
Transcription Gap: page 170 (not translated by DGR)
- Alla brigata nobile e cortese,
- E a tutte quelle parte dove sono,
- Con allegrezza stando sempre, dono
- Cani, uccelli, e denari per ispese.
- Ronzin portanti, quaglie a volo prese,
- Bracchi, levrier corrier, veltri abbandono.
- In questo regno Niccolò corono,
- Perch'ell'è fior della Città Sanese.
- Tingoccio, Atuin di Togno, ed Ancaiano,
-
10Bartolo, e Mugaro, e Fainotto,
- Che paiono figliuoli del Re Pano;
- Prodi, cortesi più che Lancillotto;
- Se bisognasse, con le lance in mano
- Farìano torneamenti a Cambellotto.
- I dono vai nel mese di Gennaio,
- Corte con fochi e di salette accese,
- Camere e letta d'ogni bello arnese,
- Lenzuol di seta, e copertoi di vaio;
- Treggea, confetti, e messere Arazzaio,
- Vestiti di doagio e di rascese
- E'n questo modo star alle difese
- Mo ch'ha Sirocco, Garbino, e Rovaio.
- Uscir di fora alcuna volta il giorno,
-
10Gittando della neve bella e bianca
- A le donzelle, che staran dattorno.
- E quando fosse la compagnia stanca
- A questa Corte facciate ritorno,
- E si riposi la brigata franca.
- Di Febbraio vi dono bella caccia
- Di cervi, cavrioli, e di cinghiari;
- Corte gonnelle, e grossi calzari,
- E compagnia, che vi diletti e piaccia.
- Con de'guinzagli e segugi da traccia,
- E le borse fornite di denari,
- Ad onta degli scarsi e degli avari,
- Che di questo vi dan briga e capaccia.
- E la sera tornar coi vostri fanti,
-
10Carcati della molta salvagina,
- Avendo gioia, allegrezza, e canti.
- Far trar del vino e fumar la cucina,
- E fin al primo sonno star raggianti,
- E po'posar in fin alla mattina.
- Di Marzo sì vi do una peschiera
- D'anguille, trote, lamprede, e salmoni,
- Di dentali, delfini, e storioni,
- D'ogn'altro pesce in tutta la rivera,
- Con pescatori e navicelle a schiera,
- E barche, e saettìe, e galeoni,
- Le qual vi portino tutte stagioni
- A qual porto vi piace alla Primera,
- Che sia fornito di molti palazzi,
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10D'ogn'altra cosa che vi sie mestero,
- E gente v'abbia di tutti solazzi.
- Prete non v'abbia mai, nè monastero.
- Lasciate predicare i Frati pazzi,
- Ch'hanno troppe bugìe e poco vero.
- D'Aprile vi do la gentil campagna
- Tutta fiorita di bell'erba fresca;
- Fontane d'acqua, che non vi rincresca,
- Donne e donzelle, per vostra compagna,
- Ambianti, palafren, destrier di Spagna,
- E gente costumata alla francesca;
- Cantar, danzar alla provenzalesca
- Con istrumenti novi d'Alemagna.
- E dattorno vi sian molti giardini,
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10E giachito vi sia ogni persona.
- Ciascun con reverenzia adori e'nchini
- A quel gentil, ch'ho dato la corona
- Di pietri preziosi gli più fini,
- Ch'ha Presto Giovan, Re di Babilona.
- Di Maggio sì vi do molti cavagli,
- E tutti quanti siano affrenatori,
- Portanti tutti, dritti, e corridori,
- Pettorali, testiere di sonagli,
- Bandiere, e coverte a molti tagli
- Di zendadi e di tutti colori,
- Le targhe a modo di armeggiatori,
- Viole, rose, e fior ch'ogni uomo abbagli.
- Rompere e fiaccar bigordi e lance,
-
10E piover da finestre e da balconi
- In giù ghirlande, e in su mele rance,
- E pulzellette, giovene, e garzoni
- Basciarsi nella bocca e nelle guance;
- D'amore e di goder vi si ragioni.
- Di Giugno dovvi una montagnetta
- Coverta di bellissimi arboscelli,
- Con trenta ville e dodeci castelli,
- Che siano intorno ad una Cittadetta;
- Ch'abbia nel mezzo una sua fontanetta,
- E faccia mille rami e fiumicelli,
- Ferendo per giardini e praticelli,
- E rinfrescando la minuta erbetta.
- Aranci, e cedri, dattili, e lomìe,
-
10E tutte l'altre frutte savorose,
- Impergolate siano per le vie.
- E le genti vi sian tutte amorose,
- E faccianvisi tante cortesie,
- Ch'a tutto il mondo siano graziose.
- Di Luglio in Siena sulla saliciata
- Dovvi piene inguistare di trebbiani,
- Nelle canove li ghiacci vaiani,
- E mane e sera mangiare in brigata
- Di quella gelatina ismisurata,
- Istarne roste, gioveni fagiani,
- Lessi capponi, capretti sovrani,
- E cui piacesse, la manza e l'agliata.
- E vie trarre tempo e bona vita,
-
10E non andar di fuor per questo caldo,
- Vestir zendadi di bella partita.
- E quando godi, star pur fermo e saldo,
- E sempre aver la tavola fornita,
- E non voler la noia per gastaldo.
- D'Agosto sì vi do trenta castella
- In una valle d'alpe montanina,
- Che non vi possa vento di marina
- Per istar sani chiari come stella;
- E palafreni di montar in sella,
- E cavalcar la sera e la mattina,
- E l'una terra e l'altra sia vicina,
- Che un miglio sia la nostra giornatella.
- Tornando tutta via verso casa
-
10Per la valle corra una fiumana
- Che vada notte e dì traente e rasa.
- E star nel fresco tutta meriggiana;
- La vostra borsa sempre al trarre pasa
- Per la miglior vivanda di Toscana.
- Di Settembre vi do diletti tanti,
- Falconi, astori, smerletti, sparvieri;
- Lunghi zimbelli siano con carnieri;
- Bracchetti con sonagli, pasto, e guanti.
- Bolge, e balestre dritte ben portanti,
- Archi, strali, ballotte e ballottieri.
- Sianvi mudati vil fangi e asteri
- Nidiaci, e di tutt'altri uccel volanti,
- Che fosser voni da fidare e prendere;
-
10E l'un all'altro tuttavia donando;
- E possasi rubare e non contendere,
- Quando con altra gente rincontrando
- La vostra borsa sia acconcia a spendere,
- E tutti abbian l'avarizia in bando.
- Di Ottobre nel contà, ch'ha buono stallo,
- Pregovi, figliuoli, che voi andiate:
- Traetevi buon tempo, ed uccellate,
- Come vi piace, a piè ed a cavallo.
- La sera per la sala andate a ballo,
- Bevete del mosto, e inebriate;
- Chè non ci ha miglior vita in veritate,
- E questo è vero come il fiorin giallo.
- E poscia vi levate la mattina,
-
10E lavatevi'l viso con le mani;
- Lo rosto e'l vino è bona medicina.
- Allegri in Griele starete più sani,
- Che pesce in lago, fiume, o in marina,
- Avendo miglior vita di Cristiani.
- E di Novembre petriuolo e'l bagno
- Con trenta muli carchi di moneta.
- La ruga sia tutta coverta a seta,
- Coppi d'argento, bottacci di stagno;
- E dare ad ogni stazonier guadagno
- Torchi, doppier, che vegnan di Clareta,
- Confetti con citriata di Gaeta;
- Bea ciascun, e conforti'l compagno.
- E'l freddo sia grande e'l foco spesso.
-
10Fagiani, starne, colombi, mortiti,
- Levori, cavrioli, rosto e lesso.
- E sempre aver acconci gli appetiti,
- La notte e'l vento piovere a ciel messo,
- Siate nelle letta ben forniti.
- E di Dicembre una Città in piano,
- Sale terrene, grandissimi fochi,
- Tappeti tesi, tavolieri, e giochi,
- Torticci accesi, star coi dati in mano.
- E l'oste imbriaco e Catalano,
- E porci morti, e finissimi cochi,
- Morselli ciascun bea e mandochi,
- Le botti fian maggior che San Galgano.
- Siate ben vestiti e foderati
-
10Di guarnacce, tabarri, e mantelli,
- E di cappucci fini e smisurati;
- E beffe far dei tristi cattivelli,
- E miseri cattivi sciagurati
- Avari: non vogliate usar con elli.
- Sonetto mio, anda o'lo divisi
- Colui, ch'è pien di tutta gentilezza:
- Dì da mia parte con tutta allegrezza
- Ch'io son acconcio a tutti suoi avvisi:
- E più m'è caro, che non val Parisi,
- D'avere sua amistade e contezza:
- Se ello avesse imperial ricchezza
- Starei lì me'che San Francesco in Sisi.
- Raccomandami a lui tutta fiata,
-
10Ed alla sua compagna, ed a Caiano,
- Chè senza lui non non è lieta brigata.
- Folgore vostro da San Geminiano
- Vi manda, dice, e fa questa ambasciata,
- Che voi n'andaste con suo core in mano.
Transcription Gap: page 185 (not translated by DGR)
- I ho pensato di fare un gioiello,
- Che sia allegro, gioioso, ed ornato;
- E sì'l vorrei donare in parte e lato,
- Ch'ogni uomo dica, e'li sta bene; è bello.
- E or di novo ho trovato un donzello
- Saggio, cortese, bene ammaestrato,
- Che gli starebbe meglio l'imperiato,
- Che non istà la gemma nell'anello.
- Carlo di Messer Guerra Cavicciuoli,
-
10Quel ch'è valente, ardito, e gagliardo,
- E servente, comandi chi che vuoli.
- Leggiero più che lonza o liopardo,
- E mai non fece dei denar figliuoli,
- Ma spende più che'l Marchese Lombardo.
- Quando la luna e la stella diana
- E la notte si parte, e il giorno appare
- Vento leggiere per polire l'a're,
- E fa la gente stare allegra e sana;
- Il Lunedì per capo di semmana
- Con istrumenti mattinata fare,
- Ed amorose donzelle cantare,
- E'l Sol ferire per la meridiana;
- Levati su, donzello, e non dormire;
-
10Chè l'amoroso giorno ti conforta,
- E vuol che vadi tua donna a fruire.
- Palafren e destrier siano alla porta,
- Donzelli e servitor con bel vestire,
- E poi far ciò ch'amor comanda e porta.
- E'l Martedì li do un nuovo mondo:
- Udir sonar trombetti e tamburelli,
- Armar pedon, cavalier, e donzelli,
- E campane a martello dicer don do:
- E lui primiero, e gli altri secondo,
- Armati di loriche e di cappelli,
- Veder nemici, e percotere ad elli
- Dando gran colpi, e mettendoli a fondo.
- Destrier veder andare a vote selle,
-
10Tirando per lo campo lor signori,
- E strascinando fegati e budelle:
- E sonar a raccolta trombatori,
- E suffoli, e flauti, e cennamelle,
- E tornar alle schiere i feritori.
- Ogni Mercoledì corredo grande
- Di lepri, starne, fagiani, e paoni,
- E cotte manze, ed arrosti capponi,
- E quante son delicate vivande.
- Donne e donzelle star per tutte bande,
- Figlie di Re, di Conti, e di Baroni,
- E donzelletti gioveni garzoni
- Servir, portando amorose ghirlande.
- Coppe, nappi, bacin d'oro e d'argento,
-
10Vin greco di riviera e di vernaccia,
- Frutta, confetti, quanti li è talento,
- E presentarvi uccellagioni e caccia;
- E quanti sono a suo ragionamento
- Sieno allegri e con la chiara faccia.
- Ed ogni Giovedì torniamento,
- E giostrar Cavalier ad uno ad uno:
- La battaglia sia in luogo comuno
- A cinquanta e cinquanta, a cento e cento.
- Arme, destrier, e tutto guarnimento
- Sien d'un paraggio addobbati ciascuno.
- Da terza a vespro passato il digiuno
- Allora si conosca chi ha vento.
- E poi tornar a casa alle lor vaghe,
-
10Ove seran i fin letti sovrani,
- E'medici a fasciar percosse e piaghe;
- E le donne aitar con le lor mani,
- E di vederle sì ciascun si paghe,
- Che la mattina sien guariti e sani.
- Ed ogni Venerdì gran caccia e forte
- Di veltri, bracchetti, mastini e stivori,
- E bosco basso, miglia di staiori
- Là o'si troven molte bestie accorte,
- Che possano venir cacciando scorte,
- E rampognar insieme i Cacciatori;
- Cornando a caccia presa i cornatori,
- Ed allor vegnan molte bestie morte.
- E poi ricogliere i cani e la gente,
-
10E dicer: l'amor meo mandi a cotale:
- Alle guagnele serà bel presente.
- El par che i nostri cani avesser ale;
- Te te, belluzza, picciuolo, e serpente,
- Chè oggi è il dì della caccia
reale.
- E il Sabbato diletto ed allegrezza
- In uccellare e volar de'falconi,
- E percuotere grue, ed aghironi
- Scendere e salire grande altezza;
- Ed all'oche ferir per tal fortezza,
- Che perdan l'ale, le coscie, e i gropponi;
- Corsier e palafren mettere a sproni;
- Ed isgridar per gloria e per baldezza.
- E poi tornare a casa, e dire al cuoco
-
10To queste cose e concia per dimane;
- E pela, taglia, assetta, e metti a fuoco.
- Ed abbi fino vino e bianco pane,
- Ch'el s'apparecchia di far festa e gioco:
- Fa che le tue cucine non sian vane.
- Alla domane al parere del giorno
- Vegnente, che Domenica si chiama,
- Qual più li piace, damigella o dama,
- Abbiane molte, che li sian dattorno.
- In un Palazzo dipinto ed adorno
- Cagionare con quella, che più ama:
- Qualunque cosa, che desìa e brama,
- Vegna in presente senza far distorno.
- Danzar donzelli, armeggiar cavalieri,
-
10Cercar Fiorenza per ogni contrada,
- Per piazze, per giardini, e per verzieri.
- E gente molta per ciascuna strada,
- E tutti quanti'l veggian volontieri,
- Ed ogni dì di ben in meglio vada.
- Così faceste voi o guerra o pace,
- Guelfi, come siete in divisione;
- Che'n voi non regna punto di ragione;
- Lo mal pur cresce, e'l bene smonta e tace.
- E l'uno contra l'altro isguarda, e spiace
- Suo essere, e stato, e condizione.
- Fra voi regna il Pugliese e'l Gan fellone,
- E ciascun soffia nel foco penace.
- Non vi ricorda di Montecatini,
-
10Come le mogli e le madri dolenti
- Fan vedovaggio per li Ghibellini?
- E babbi, e frati, e figliuoli, e parenti,
- E chi amasse bene i suoi vicini,
- Combatterebbe ancora a stretti denti.
- Guelfi, per fare scudo delle reni
- Avete fatti i conigli leoni,
- E per ferir sì forte di speroni,
- Tenendo volti verso casa i freni.
- E tal perisce in malvagi terreni,
- Che vincerebbe a dar con gli spontoni.
- Fatto avete le bubbole falconi,
- Sì par che'l vento ve ne porti e meni.
- Però vi do consiglio che facciate
-
10Di quelle del pregiato Re Roberto,
- Rendetevi in colpa e perdonate.
- Con Pisa ha fatto pace, quest'è certo,
- Non cura delle carni malfatate,
- Che son rimase a'lupi in quel deserto.
Transcription Gap: pages 196-217 (not translated by DGR)
DI PUCCIARELLO DI FIORENZA
- Per consiglio ti do de passa passa,
- Voltar mantello a quel vento che vene;
- Chi'nalzar non se può, multo fa bene
- Ch'a suo vantaggio fiettendo s'abassa.
- Per sempio mostro l'arboscella bassa,
- Quando la piena incontra le vene,
- Ch'ella si fiette, e così se mantene
- Per fin che piena dura aspera passa.
- Però, quando ti vedi starne abbasso,
-
10Sta ceco, sordo, muto; e sì non meno
- Ciò ch'odi, e vedi, taci e nota appieno.
- Finchè Fortuna te leva da basso.
- Poi taglia, stronca, mozza, rompi, e batti,
- E fa che mai non torni a simil atti.
Transcription Gap: pages 219-222 (not translated by DGR)
DI ALBERTUCCIO DELLA VIOLA
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Transcription Gap: page 224 (not translated by DGR)
Transcription Gap: first half of page (not translated by DGR)
- Alla danza la vidi danzare,
- L'Amorosa, che mi fa allegrare.
- Così, come danzava, mi ferìo;
- Non mi fallìo la fiore delle fiore.
- Addovenir ne voglio
- Giudeo pessimo e reo,
- Se il Deo dell'amore
- Non mi conduce con voi, amor meo,
- Non ne camp'eo: omè, donn'e signore
-
10Quante pene mi facea durare.
- Sir Iddeo, non l'avess'eo mai veduta,
- Nè conosciuta danzare alla danza;
- E al cor m'ha data mortale feruta,
- E sì aguta, non credo campare,
- Se lo suo dolce amore non m'aiuta.
- Alla postuta stonne in dubitanza
- Sì che appena men credo campare.
- Vestut'era d'un drappo di Sorìa
- La Donna mia, e stavale bene.
-
20Rallegrava la gente tuttavia,
- Che la vedìa, traiea lor di pene,
- E mi ha data tanta signorìa,
- Che'n quella dìa solazzo nè bene
- Nanti foco ardente mi pare.
- Tutti gli allegrava l'avvenente
- Rosa aulente, cotanto sapìa,
- E me non riguardava di neente,
- O me dolente, sì com'far solìa.
- Ma s'ella lo facesse accortamente,
-
30Certanamente ben m'anciderìa,
- Ed co più vivo non vorrìa stare.
Transcription Gap: pages 227-247 (not translated by DGR)
DI TOMMASO BUZZUOLA
DA FAENZA
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Transcription Gap: 249-253 (not translated by DGR)
- Como le stelle sopra la Diana
- Rende splendor con grande claritate;
- Così la mia donna par sovrana
- Di tutte le donne ch'aggio trovate.
- Che la sua angelica figura umana
- Mi par ornata di tutta beltate;
- Umile portatura, soave, e piana
- In lei si trova con grande onestate.
- Però di lei amar aggio temenza,
-
10Considerando su'alto valore
- E'l senno e la bellezza, che in lei pare.
- Per Deo la prego, ch'aggia provedenza
- Di me, che sono suo leal servidore,
- Ma per temenza non l'oso mostrare.
Transcription Gap: pages 255-256 (not translated by DGR)
DI LOFFO, o
NOFFO BONAGUIDA
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Transcription Gap: page 258 (not translated by DGR)
Note:
Impresso nella Scelta di Rime Antiche pubblicata
in Firenze.
- Ispirito d'Amor con intelletto
- Dentro dallo meo cor sempre dimora,
- Che mi mantiene in gran gioia e'n diletto,
- E senza lui non viverìa un'ora.
- Ed hammi fatto amante sì perfetto
- Ch'ogn'altro in ver di me d'amore è fuora
- Non ho mai pene, nè sospiri getto:
- Cotanto buonamente m'innamora.
- Lo spirito d'Amor, che meco parla
-
10Della mia gentil donna ed avvenente,
- Mi dice: non voler mai più che amarla,
- Sì com'ella ama te coralemente,
- E di fin cor servire, ed onorarla;
- Che è la gioia del mondo più piacente.
Transcription Gap: pages 260-262 (not translated by DGR)
DI LIPPO PASCHI DE'BARDI.
- Così fossi tu acconcia di donarmi
- Quel ch'io ti chieggio, pulzella gentile,
- Come tu sei di dir con voce umile,
- Tollete senza più dispiacer farmi:
- Ch'allor porrei allegro in gioia starmi
- Contandomi fra gli altri signorile:
- Ma ciò, che tu mi gabbi e tieni a vile,
- Si è la cosa che farà finarmi.
- Chè rallegrarmi punto non mi posso,
-
10Nè poterò giammai insino a tanto
- Che'l viso dolce all'atto, ond'uom la sente
- E quella bella bocca dolcemente
- Io basci con tua voglia; e poi mi vanto
- D'esser di pena e di dolore scosso.
Transcription Gap: pages 264-265 (not translated by DGR)
DI GUIDO ORLANDI
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Note:
Impressa nelle Note alle Rime di Guido Cavalcanti
- Se avessi detto, amico, dì Maria
- Grazia plena e pia,
- Rosa vermiglia sci plantat in orto,
- Avresti scritto dritta similìa;
- E veritate e via,
- Del mnostro fine fu magione e porto
- E di nostra salute quella Dia,
- Che prese sua contia,
- E l'angelo le porse il suo conforto.
-
10E certo son chi in ver lei s'umilia,
- E sua colpa grandìa,
- Che sano e salvo il fa, vivo di morto.
- Ah qual conforto to darò che plori
- Con Dio li tuoi fallori,
- E non l'altrui; le tue parti diclina,
- E prendine dottrina
- Dal Pubblican, che dolse i suoi dolori.
- Li Fra Minori sanno la divina
- Iscrittura Latina;
-
20E della fede son difenditori,
- Li buon predicatori:
- Lor predicanza è nostra medicina.
Transcription Gap: page 268 (not translated by DGR)
Note:
Impresso nella Bella Mano.
- A suon di trombe innanzi che di corno
- Vorria di fin amor far una mostra
- D'armati cavalier di Pasqua il giorno;
- E navicando senza tiro o d'ostra
- Ver la gioiosa, girle poi d'intorno
- A sua difesa non cherendo giostra
- A te, che sei di gentilezza adorno,
- Dicendo'l ver, per ch'io la Donna nostra
- Dio su ne prego con gran reverenza
-
10Per quella, di cui spesso mi sovvene,
- Ch'allo suo Sire sempre stea leale;
- Servando in se l'onor, come s'avviene
- Viva con Dio che ne sostene ed ale,
- Nè mai da lui faccia dipartenza.
Transcription Gap: page 270 (not translated by DGR)
Note:
Impresso nell'Allacci.
Editorial Note: DGR identifies this as a prolonged sonnet; a couplet is added.
- Amico, saccio ben che sai limare
- Con punta lata maglia di coretto,
- Di palo in frasca come uccel volare,
- Con grande ingegno gir per loco stretto,
- E largamente prendere e donare,
- Salvar lo guadagnato, ciò m'è detto,
- Accoglier gente, terra guadagnare;
- In te non trovo ma che uno difetto,
- Che vai dicendo intra la savia gente,
-
10Faresti Amore piangere in tuo stato.
- Non credo poi non vede; e quest'è piano.
- E ben dì'l ver, che non si porta in mano,
- Anzi per passion punge la mente
- Dell'uomo ch'ama, e non si trova amato.
- Io per lung'uso disusai lo primo
- Amor carnale, e non tangio nel limo.
Transcription Gap: page 272-273 (not translated by DGR)
Note:
Impresso nelle Rime Antiche.
- Al motto diredan prima ragione
- Diraggio meo parere alla'ncomenza.
- Veder lo morto prova corrozione
- In te di ciò, che'l tuo cor vano penza.
- E sai, che l'alma ha il corpo a defensione,
- Reggelo, trallo, come il pesce lenza.
- Del dono e del vestito riprensione
- T'accoglie fortemente for difenza.
- Non bona convenenza è palesare
-
10Amor di gentil donna o di donzella;
- E per iscusa dicere, io sognai.
- Dicer non dico: pensa chi t'appella:
- Mammata ti vene a gastigare,
- Ama celato: avra'ne gioia assai.
BERNARDO DA BOLOGNA
- A quella amorosetta foresella
- Passò sì il core la vostra salute,
- Che sfigurò di sue belle parute,
- Ond'io la dimandai, perchè Pinella?
- Udistù mai di quel Guido novella?
- Sì feci tal, che a pena l'ho credute;
- Che s'allargaron le mortal ferute
- D'Amore, e di suo fermamento stella
- Con pura luce, che spande soave.
-
10Ma dimmi, amico, se ti piace, come
- La conoscenza di me da te l'ave?
- Sì tosto come il vidi, seppi il nome,
- Ben'è così qual si dice la chiave,
- A lui ne mandi trentamila some.
DI GUIDO CAVALCANTI
Note:
Tutte le Rime, di Guido sono state pubblicate in Firenze l'anno 1813 per
Niccolò Carli dal Cavaliere Antonio Cicciaporci.
Transcription Gap: top of page (not translated by DGR)
- Io vidi donne con la Donna mia:
- Non che niuna mi sembrasre Donna;
- Ma simigliavan sol la sua ombria.
- Già non la lodo, se non perch'è'l vero,
- E non biasimo altrui, se m'intendete:
- Ma ragionando muovesi un pensiero
- A dir: tosto miei spiriti morrete.
- Crusei, se me veggendo non piangete;
- Che stando nel pensier gli occhi fan via
-
10A lagrime del cor, che non la oblia.
- Se mai del tutto obliato ho mercede,
- Già però fede il cor non abbandona;
- Anzi ragiona di servire a grato
- Al dispietato core.
- E qual ciò sente, simil me non crede;
- Ma chi tal vede? certo non persona;
- Ch'Amor mi dona un spirito in suo stato
- Che figurato more:
- Che quando lo pensier mi strigne tanto,
-
10Che lo sospir si mova;
- Par che nel cor mi piova
- Un dolce Amor sì bono,
- Ch'io dico: Donna, tutto vostro sono.
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Transcription Gap: page 278 (not translated by DGR)
Transcription Gap: top of page (not translated by DGR)
- La forte, e nova mia disavventura
- M'ha disfatto nel core
- Ogni dolce pensier, ch'i'avea d'Amore.
- Disfatta m'ha già tanto della vita,
- Che la gentil piacevol donna mia
- Dall'anima distrutta s'è partita;
- Sicch'io non veggio là, dov'ella sia:
- Non è rimasa in me tanta balìa,
-
10Ch'io dello suo valore
- Possa comprender nella mente fiore.
- Vien, che m'uccide un sì gentil pensiero,
- Che par che dica, ch'io mai non la veggia;
- Questo tormento dispietato, e fiero,
- Che struggendo m'incende, ed amareggia:
- Trovar non posso a cui pietate chieggia,
- Mercè di quel signore,
- Che gira la fortuna del dolore.
- Pien d'ogni angoscia in loco di paura
-
20Lo spirito del cor dolente giace
- Per la fortuna, che di me non cura,
- C'ha volta morte, dove, assai mi spiace;
- E dà speranza, ch'è stata fallace.
- Nel tempo che si more,
- M'ha fatto perder dilettevoli ore.
- Parole mie disfatte, e paurose,
- Dove di gir vi piace, ve n'andate,
- Ma sempre sospirando, e vergognose
- Lo nome della mia Donna chiamate:
-
30Io pur rimango in tanta avversitate,
- Che qual mira di fore
- Vede la morte sotto'l mio colore.
- Era in pensier d'Amor, quand'io trovai
- Due forosette nove.
- L'una cantava: e'piove
- Foco d'Amore in nui.
- Era la vista lor tanto soave,
- Tanto quieta, cortese, ed umile,
- Ch'io dissi lor: voi portate la chiave
- Di ciascuna virtute alta, e gentile:
- Deh, forosette, non mi aggiate a vile:
-
10Per lo colpo, ch'io porto,
- Questo cor mi fu morto,
- Poichè'u Tolosa fui.
- Elle con gli occhi lor si volser tanto,
- Che vider come'l core era ferito;
- E come un spiritel nato di pianto
- Era per mezzo dello colpo uscito.
- Poichè mi vider così sbigottito,
- Disse l'una, che rise;
- Guarda come conquise
-
20Forze d'Amor costui.
- Molto cortesemente mi rispose
- Quella, che di me prima aveva riso.
- Disse: la Donna, che nel cor ti pose
- Con la forza d'Amor tutto'l suo viso,
- Dentro per gli occhi ti mirò sì fiso,
- Ch'Amor fece apparire:
- Se t'è grave il soffrire,
- Raccommandati a lui.
- L'altra pietosa piena di mercede,
-
30Fatta di gioco in figura d'Amore
- Disse: il suo colpo, che nel cor si vede.
- Fu tratto d'occhi di troppo valore,
- Che dentro vi lassaro uno splendore,
- Che tu nol puoi mirare:
- Dimmi se ricordare
- Di quegli occhi ti pui?
- Alla dura quistione, e paurosa,
- Che mi fe'questa gentil forosetta,
- Io dissi: e'mi ricorda, ch'n Tolosa
-
40Donna m'apparve accordellata, e stretta,
- La quale Amor chiamava la Mandetta:
- Giunse sì presta, e forte,
- Che'nfin dentro alla morte
- Mi colpir gli occhi sui.
- Vanne a Tolosa, Ballatetta mia;
- Ed entra quetamente alla dorata:
- Ed ivi chiama, che per cortesia
- D'alcuna bella Donna sia menata
- Dinanzi a quella, di cui t'ho pregata:
-
50E s'ella ti riceve,
- Dille con voce leve:
- Per mercè vegno a vui.
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- In un boschetto trovai pastorella
- Più che la stella bella al mio parere.
- Capegli avea bindetti, e riccintelli,
- E gli occhi pien d'amor, cera rosata:
- Con sua verghetta pasturava agnelli;
- E scalza, e di rugiada era bagnata:
- Cantava come fosse innamorata,
- Era adornata di tutto piacere.
- D'Amor la salutai immantenente,
-
10E domandai, s'avesse compagnìa:
- Ed ella mi rispose dolcemente,
- Che sola sola per lo bosco gia;
- E disse: sappi, quando l'augel pia;
- Allor disia lo mio cor drudo avere.
- Poichè mi disse di sua condizione,
- E per lo bosco augelli udìo cantare,
- Fra me stesso dicca: or è stagione
- Il mio disìo con sua pace pigliare:
- Mercè le chiesi, sol che di baciare,
-
20E d'abbracciare fosse'l suo volere.
- Per man mi prese d'amorosa voglia,
- E disse, che donato m'avea'l core:
- Menommi sotto una freschetta foglia,
- Là dov'io vidi fior d'ogni colore:
- E tanto vi sentìo gioi', e dolzore,
- Che Dio d'Amor mi parve ivi vedere.
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- Perch'io non spero di tornar giammai,
- Ballatetta, in Toscana,
- Va tu leggiera, e piana
- Dritta alla Donna mia,
- Che per sua cortesia
- Ti farà molto onore.
- Tu senti, Ballatetta, che la morte
- Mi stringe sì, che vita m'abbandona;
- E senti come'l cor si sbatte forte
-
20Per quel, che ciascun spirito ragiona:
- Tant'è distrutta già la mia persona,
- Ch'i'non posso soffrire:
- Se tu mi vuoi servire
- Mena l'anima teco,
- Molte di ciò ti preco,
- Quando uscirà del core.
- Deh Ballatetta, alla tua amistate
- Quest'anima, che triema, raccomando:
- Menala teco nella tua pietate
-
30A quella bella Donna, a cui ti mando:
- Deh Ballatetta, dille sospirando,
- Quando le se'presente;
- Questa vostra servente
- Vien per istar con vui,
- Partita da colui,
- Che fu servo d'Amore.
- Tu voce sbigottita, e fieboletta,
- Ch'esci piangendo dello cor dolente,
- Con l'anima, e con questa Ballatetta
-
40Va ragionando della strutta mente.
- Voi troverete una Donna piacente.
- Di sì dolce intelletto,
- Che vi sarà diletto
- Starle davanti ognora.
- Anima e tu l'adora
- Sempre nel suo valore.
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- O povertà come tu sei un manto,
- D'ira, d'invidia, e di cosa diversa!
- Così sia tu dispersa,
- E così sia colui, che ciò non dice.
- io dico sol per sodisfarmi alquanto
- Di te, o sposa, d'ogni cosa persa,
- Per la quale è sommersa
- D'onor al mondo ogni viva radice.
- Tu privazion d'ogni stato felice,
-
10Tu fai la morte altrui sempre angosciosa,
- Bizzarra e disdignosa;
- Tu più che morte per ragione odiata,
- E nel voler d'ogni animo privata.
- Con ragion più che morte sei fuggita,
- Sol perchè morte ogni uom tardo la spera;
- Ma di te cruda fera
- Mai non si vide cosa giusta, e diva.
- La morte può ben l'uom privar di vìta,
- Ma non di fama, e di vìrtute altera:
- Anco felice a vera
- Riman perpetual nel mondo e viva.
- Ma chi a tue foce sconsolata arriva;
-
10Sia quanto vuol magnanimo e gentile,
- Che pur tenuto è vile,
- E perciò chi nel tuo abisso cala
- Non speri in alcun pregio spander l'ala.
- E perciò ha terror mia mente ingombra,
- Ch'io prenda alquanto studio al mio riparo;
- Che s'io discerno chiaro,
- Per te al furto il leale si conduce,
- Per te l'uom giusto a tirannìa se adombra,
- Per te diventa il magnanimo avaro,
-
20E d'ogni vizio amaro,
- Secondo'l mio parer, tu ne se'duce.
- Adunque non s'acquista per te luce,
- Anzi si vien nel tenebroso inferno;
- E come chiar discerno,
- Infermità, prigion, morte, e vecchiezza
- Al tuo rispetto è luce di dolcezza.
- E con ipocresìa benchè sian molti,
- Che appellan te con verace desio,
- Ed allegano Iddio,
-
30Come il tuo stato non gli parve grave;
- Ma ben si sa per gli uomini non stolti
- Se è pover chi del tutto può dir mio;
- Lo m'entendo ben io,
- Che a quello il grande affanno par soave.
- Di Dio fu tutto, e tutto ebbe, e tutto ave.
- Non dirà alcun che lui povero fù
- Nel tempo che quaggiù
- Per dar la gloria a noi visse visibile,
- Perocchè tutto aver gli era possibile.
-
40Canzon, tu te ne andrai peregrinando,
- E s'alcun trovi che contro di dia,
- Che povertà non sia
- Assai più fiera ed aspra ch'io non dico,
- La tua risposta sia breve parlando,
- E dì che in lui si move ipocresia,
- E poi con voce pia
- Dirai, che poco men son che mendico,
- E non poss'esser di me stesso amico.
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Transcription Gap: pages 303-314 (not translated by DGR)
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- L'ardente fiamma della fiera peste,
- Nemica di virtù, che più s'accende
- D'altrui pace, che'ntende,
- Fermata nel disìo che di sua guerra;
- Nè perde suo color, forza, nè veste
- Per benefizio, che da virtù prende;
- Ma dappoi quel comprende
- Sempre più duol, che'n se altro non serra,
- E quella, che talor volgiendosi erra
-
10Di su in giù mutando como i piace,
- Qual sia più verace,
- M'ha tolto del bel gir la dolce vista,
- Che mai non sì racquista,
- E spento di piacer sì l'intelletto,
- Che grave duolo li serà diletto.
- Piange la trista mente ognor più forte,
- Quant'è più del martir vinta e smarrita
- La deliziosa vita,
- Che i dolenti sospir'nanzi le adduce;
-
20Ma quel che più l'offende assai che morte,
- E confonde ogni spirto che l'aita,
- È l'amara ferita
- Di quel signor, che mio stato conduce,
- Cui mercè sempre con pietà fu duce,
- E le quattro soror furon nutrice,
- Che fan ciascun felice,
- Della cui grazia mi veggio sì privo,
- Che'n braccio a morte vivo,
- E quella disioso a voce chiamo
-
30Como diletto, che nel cor più i'bramo.
- Quanto fu nella volta aspra ed acerba
- La rota che mi preme in capo, e strappa,
- La voce non s'arrappa
- A poter dimostrar tanta doglienza;
- Chè la mi tolse il ben, che più mi suerba,
- E delle vive membra il sangue aggrappa
- Con infinita mappa
- Di quel dolor, ch'è for d'ogni sentenza,
- Togliendomi quel Dio, che mi diè essenza
-
40Nel mondo di poter pregiar l'onore
- Con suo falso colore,
- Onde nel gran disìo speranza perde,
- Che mai non sì rinverde:
- Perchè nel tor di lui la falsa, ahi lasso,
- Chinsegli d'ogni lato il giro e'l passo.
- L'altra nemica, dispiatata, cruda,
- Cotanto al mio dichino saggia e accorta
- Quanto la vista porta,
- Con più superba fronte ancor m'assale,
-
50Di viva luce l'anima dinuda,
- E quella posa di luce m'è scorta,
- Ch'ogni pena fa morta
- Con gli gravi flagel, ch'a tanto vale.
- O forma di pietà vagliami quale
- Io fu'con voi nel tempo già giocondo:
- Se vi dispaccio, al mondo
- Non morda la mia vita ogni tormento;
- Ma giusto sentimento
- Retro la spinga per lo vostro onore,
-
60Che ciò mi fie gran gioja, e non dolore.
- Se questa rabiosa senza fede
- Fu vinta da pietà nel primo ponte
- Del dolce e chiaro fonte
- Dell'intelletto costro, ond'io pur sono,
- E nel secondo perdesi mercede,
- In cui la mente ha posta la sua fronte,
- Alle virtute conte
- Mancheresti d'onor, c'ha sì gran sono:
- Dunque perfetto lume, e dolce trono
-
70Dell'una all'altra vinca questa omai:
- Sicchè cotanti guai
- Non veggia mia finita quant'io penso,
- E se nel vostro senso
- Manca per mio fallir sì fatta voglia,
- Movavi onor del'onorata spoglia.
- Parole disornate in forma oscura
- Con quei sospir piangendo, che vi mena,
- Mostreratti la pena,
- Che parlar non si puote, tanto è dura,
-
80Alla dolce figura,
- Che mossa da virtù mi farà forte
- D'umana vita, o di compiuta morte.
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Transcription Gap: pages 319-325 (not translated by DGR)
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- Io son la donna, che volgo la rota,
- Sono colei, che tolgo, e do stato;
- Ed è sempre biasmato
- A torto el modo mio da voi mortali.
- Colui, che tien la sua mano alla gota,
- Quando mi rende quel, ch'io gli ho prestato,
- Guarda s'i'ho mai dato
- Stato ad alcuno a pruova de'mici strali.
- Dico che chi monta, convien che cali,
-
10E dica cala, e non dica converso
- Mio giudizio è perso;
- Che allor voi troverete la ragione,
- Che sia il Re Artù trovato da barone.
- Voi vi maravigliate fortemente
- Quando vedete un ozioso montare,
- E l'uom giusto calare,
- Lagnandovi di Dio, e di mia possa.
- In ciò peccate molto, umana gente;
- Chè'l sommo Sir, che'l mondo ebbe a creare,
-
20Non mi fa tor nè dare
- Cosa ad alcuno senza giusta mossa:
- Ma è la mente dell'uom tanto grossa,
- Che comprender non può cosa divina;
- Dunque, gente tapina,
- Lasciate'l lagno, che fate di Dio,
- Che con giustizia tratta'l buono e'l rio.
- Se voi sapeste con che duro foco
- Di gran rancure, e di sollecitudine
- Dio batte in su l'ancudine
-
30Di quei ch'al mondo tengon alti stati,
- Più tosto che l'assai vorreste'l poco,
- E che li gran palagi, solitudine:
- Tant'è la moltitudine
- D'affannio forti, c'han questi malnati.
- Vedete ben se sono sciagurati,
- Che del figliuolo non si fida'l padre.
- O ricchezze, che madre
- Sete d'un verme tal, che sempre'l core
- Rodete a lui, che'n voi pone'l suo amore.
-
40
- Anche se riguardate al fine crudo,
- Che fanno una gran parte di coloro,
- C'hanno città, ed oro,
- E gente molta sotto lor bacchetta;
- Tal m'è nimico, che mi verrà drudo,
- Dicendo Dio ti loda, e te adoro,
- Ch'io non fui di costoro,
- Che morte fanno tanto maladetta.
- Ma vostra mente è d'avarizia smetta,
-
50Che celala d'ogni lume verace,
- Mostrandovi che pace
- Sia e fermezza nelli ben mondani,
- E che gli trasmuti el dì in cento mani.
- Ma se nel mio albergo usasse invidia,
- El quale è d'ogni vizio puro e netto,
- Avrè lo in diletto.
- Moltotta è ch'io veggio il villanello,
- Va co'suo'buoi sanza ira od accidia,
- E fa el solco suo dritto e perfetto,
-
60Truova el campo suo netto
- Di veccia, loglio, e d'ogni reo fuscello;
- Volge'l pensier suo lieto tutto in quello;
- Prende speranza in Dio, che sua fatica
- Gli dia sì fatta bica,
- Che l'anno reggerà la sua famiglia,
- E suo pensiero in altro non s'appiglia.
- Di ragionar con voi più non intendo,
- Che'l mio ofizio vuol continovo uso,
- Se non abbiate schiuso
-
70Quel, che avete da me ora udito:
- Ed ancor noti tra voi chi ha senno,
- Che la mia rota ha sì volubil fluso,
- Ch'al torcere del muso
- Quel, ch'è disopra, mando in basso lito.
- Non fu, nè è uom sì scaltrito.
- Che avesse, o abbia, o possa, dico, avere
- Contra me mai podere.
- Chi no seguita tutte le mie voglie
- Sente perversità con grave doglie.
-
80Canzon, che fatta fosti sotto un faso
- Di matera alta con parlare umile,
- Va col tuo dritto stile
- Tanto che truovi Maestro Tomaso:
- Digli che molta roba in picciol vaso
- Caper non può, ond'io vo che mi scusi
- Agli uomin, che son usi
- Di parlar cose alte, e dire eroico,
- Chè prima è l'uom discepol, che buon loico.
- O lento, pigro, ingrato, ignar, che fai,
- O peccatore, in gran peccato involto,
- E solo a dilettar, se puoi, t'assetti?
- Io pur ti chiamo, e tu sordo ti fai
- Per on udir, credendomi aver tolto
- Lo corso del venir, qui ti rassetti.
- Tu credi ch'io al tuo piacer m'aspetti;
- Ed io ti son d'intorno al cor venuta
- Entro per li tuoi spiriti e difetti,
-
10Siccome tu non sai, disconosciuta;
- Di piangere or non val, perch'io ti lassi
- Mostrar pietà, o star cogli occhi bassi.
- Quand'io sentù quella diversa voce
- Parlar dentro da me sì crudelmente,
- Che l'anima tremava sopra'l core,
- Lo spirito e'l pensier lì fece croce,
- Perdendo la virtù subitamente,
- Fuggendo ove scampar non ha valore.
- Poi pur riprese tanto di vigore
-
20Quella poca di vita, che sostenne
- Concetta la parola nel dolore,
- Che molto fragil nella bocca venne,
- Dicendo, ricco, bello, e giovan sono,
- Morte perdonami or mi fa'esto dono.
- Pietosa non m'ha quasi in quello aspetto
- Lasciando la natura mia disciolta
- Sì, che per senso alcun sentìa conforto.
- Parole quasi di perdon rispetto
- Disse poi ch'ebbe la mia prima e colta:
-
30Vedi el camin, che ti vien fare scorto;
- Un punto è quel, ch'io viver ti comporto;
- Perchè di perder t'è l'umana vita
- Per la tua giovinezza disconforto:
- Ma guarda a che ritorni, e a che t'invita,
- Quale allegrezza, o qual diletto arai,
- Che non ti lasci i dolci amari guai.
- Venendo a me di fuor dal cor partita
- Dinanzi agli occhi miei quando la vidi
- Con quel peccato in man, che in me parca,
-
40Io vidi la mia faccia scolorita
- Tremar per ombra, e'l cor trar guai e stridi,
- Pianger la mente nel gran puol ch'avea.
- Allor mi disse che mi concedea
- El puro tempo della givaezza
- Per natural pietà, che si dovea:
- Ed io guardando la nuova allegrezza,
- Che mi dovea lasciar quel tempo lasso,
- Piangendo caddi giù col viso basso.
- Quando così mi vide sbigottito,
-
50Riprese da parlar più grave stile,
- Sicchè d'intender m'era nuovo l'uso,
- Dicendo, tu ti togli dal partito,
- Che prender ti convien; non esser vile,
- Perchè di perder t'è l'umana vita
- Tu vedi ch'egli è umano esser confuso,
- E solo a caso posto di ruina
- È'l mal che de'venir, com'egli è chiuso:
- Continua battaglia qui non fina
- Paura ed ira; e subito, non mento,
-
60Vene aspettando el male a compimento.
- Morte, tu se'sì oscura e tenebrosa,
- Che per venire al tuo pensier non truova
- Alcun oer sua vertù tanto podere,
- Guardando la tua fine paurosa,
- Ch'aitar lo possa nè vertù, nè pruova,
- Nè che potenzia vaglia, nè sapere.
- Guarda dove conduci, e fai cadere
- Cotanta bella e degna creatura,
- Onde la levi, e ponla al tuo volere,
-
70Correr la fai in una fossa oscura,
- Conquidi, o aspra, cruda, e dispietata,
- Uom, donna tanto bella e dilicata.
- Io non lascio el venir perchè tu peni,
- Tremi, sudi, angosci quando pensi:
- Or pensa che lasciar tutto conviene,
- Lasciar parenti e amici, e ciò che tieni,
- Tuo padre e madre, che così convensi,
- Fratelli, suor, figliuoli e tutti heni.
- Lascia el veder, l'udire e la spene:
-
80Lascia ogni senso, e lo'ntelletto tutto,
- E ciò che umana vista quì sostiene:
- Ch'io già a tale spero t'ho condutto,
- Che tu non hai pode di più durare
- In questa vita, lasciati passare.
- O Creator di tutto l'universo,
- Che m'hai creato, e fatto a simiglianza
- Dell'immagine tua figura degna,
- Dirompi lo mio spirito perverso
- A pianger nella tua consieranza
-
90Anzi che tuono a fendere el cor vegna:
- Ponmi di contrizion in man la insegna,
- E a gloria eterna pena dammi Cristo,
- Sì ch'io per la tua via piangendo vegna,
- E ch'io sia del peccato aver sì tristo,
- Ch'io abbia in un momento meritato
- Per tua pietà el commesso, e l'obligato.
- Canzon, discapigliata va'piangendo,
- Rompendo ogni durezza di cor duro:
- Dì che nostra natura
-
100Ritorna, e si converte pure in terra;
- Ma spirto, che non erra, la sciagura
- Che l'anima, ch'è pura,
- Ritorna in Cielo el suo fattor chiedendo.
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Transcription Gap: pages 334-336 (not translated by DGR)
- S'io priego questa Donna, che pietate
- Non sia nemica del suo cor gentile,
- Tu dì ch'io sono sconoscente, e vile,
- E disperato, e pien di vanitate.
- Onde ti vien si nova crudeltate?
- Già rassimigli a chi ti vede umile,
- Saggia, e adorna, ed accorta, e sottile,
- E fatta a modo di saovitate.
- L'anima mia dolente, e paurosa
-
10Piange nei sospiri, che nel cor trova,
- Sicchè bagnati di pianto escon fore:
- Allor mi par, che nella mente piova
- Una figura di donna pensosa,
- Che vegna per veder morir lo core.
Transcription Gap: pages 338-339 (not translated by DGR)
- Chi è questa, che vien, ch'ogni uom la mira,
- E fa di clarità l'aer tremare,
- E mena seco Amor, sicchè parlare
- Null'uom ne puote, ma ciascun sospira?
- Ahi Dio, che sembra, quando gli occhi gira?
- Dicalo Amor, ch'io nol saprei contare;
- Cotanto d'umiltà donna mi pare,
- Che ciascun'altra in ver di lei chiam'ira.
- Non si porrìa contar la sua piacenza;
-
10Ch'a lei s'inchina ogni gentil vertute,
- E la beltate per sua Dea la mostra:
- Non fu sì alta già la mente nostra,
- E non s'è posta in noi tanta salute:
- Che propriamente n'abbiam conoscenza.
- Perchè non furo a me gli occhi dispenti,
- O tolti sì, che dalla lor veduta
- Non fosti nella mente mia venuta
- A dire: ascolta se nel cor mi senti?
- Una paura di nuovi tormenti
- M'apparve allor sì crudele, ed acuta,
- Che l'anima chiamò: Donna or ci aiuta;
- Chè gli occhi ed io non rimagniam dolenti.
- Tu gli hai lasciati sì, che venne Amore
-
10A pianger sovra lor pictosamente
- Tanto, che s'ode una profonda boce:
- La qual dà suon: chi grave pena sente
- Guardi costui, e vederà'l suo core
- Che morte il porta in man tagliato in croce.
Transcription Gap: 342-344 (not translated by DGR)
- Una giovene Donna di Tolosa
- Bella e gentil, di onesta leggiadria,
- Tant'è dirittta, e simigliante cosa
- Ne'suoi dolci occhi della donna mia,
- Che fanno addentro al cor desiderosa
- L'anima in guisa, che da lui si svia:
- E vanne a lei; ma tanto è paurosa,
- Che non le dice di qual donna sia.
- Quella la mira nel suo dolce sguardo,
-
10Nello qual fece rallegrare Amore,
- Perchè avea dentro la sua donna dritta.
- Poi torna, piena di sospir nel core,
- Ferita a morte d'un tagliente dardo,
- Che questa Donna nel partir le gitta.
Transcription Gap: page 346 (not translated by DGR)
- Avete in voi li fiori e la verdura,
- E ciò, che luce, ed è bello a vedere.
- Risplende più che Sol vostra figura;
- Chi voi non vede, mai non può valere.
- In questo mondo non ha creatura
- Sì piena di beltà, nè di piacere:
- E chi d'Amor temesse, l'assicura
- Vostro bel viso, e non può più temere.
- le donne, che vi fanno compagnìa,
-
10Assai mi piacen per lo vostro amore;
- Ed io le prego per lor cortesìa,
- Che, qual più puote, più vi faccia onore,
- Ed aggia cara vostra signorìa,
- Perchè di tutte siete la migliore.
- Ciascuna fresca e dolce fontanella
- Prende in lisciar sua chiarezza e vertute,
- Bernardo amico mio; e sol da quella,
- La qual rispose alle tue rime acute.
- Perocchè in quella parte, ove favella
- Amor delle bellezze, che ha vedute,
- Dice che questa gentilesca, e bella
- Tutte nuove adornezze ha in se compiute.
- Avvegnachè la doglia io porti grave
-
10Per lo sospiro, che di me fa lume,
- Lo core ardendo in la disfatta nave;
- Mando io alla Pinella un grande fiume,
- Pieno di lamie, sevrito da schiave
- Belle ed adorne di gentil costume.
- Beltà di Donna, e di saccente core,
- E cavalieri armati, che sian genti,
- Cantar d'augelli, e ragionar d'amore,
- Adorni legui in mar forte correnti,
- Aria serena quando appar l'albore,
- E bianca neve scender senza venti,
- Rivera d'acqua, e prato d'ogni fiore,
- Oro, e arento, azzurro in ornamenti,
- Passa la gran beltate e la piacenza
-
10Della mia Donna in suo gentil coraggio,
- Sì che rassembra vile a chi ciò sguarda.
- E tanto ha più d'ogni altra conoscenza,
- Quanto lo cielo della terra è maggio,
- A simil di natura ben non tarda.
- Novella ti so dire, odi Nerone,
- Che i Buondelmonti trieman di paura,
- E tutti i Fiorentin non gli assicura,
- Vedendo, che tu hai cor di lione.
- E più treman di te, che d'un dragone,
- Veggendo la tua faccia, ch'è sì dura,
- Che non la riterrian ponti, nè mura,
- Ma sì la tomba del Re Faraone.
- Oh come fai grandissimo peccato
-
10Sì alto sangue voler discacciare,
- Che tutti vanno via senza ritegno!
- Ma bene è ver, che t'allargar lo pegno,
- Di che potresti l'anima salvare,
- Se fussi paziente del mercato.
Transcription Gap: pages 351-352 (not translated by DGR)
- Vedesti al mio parere ogni valore,
- E tutto gioco, e quanto bene nom sente,
- Se fusti in pruova del signor valente,
- Che signoreggia il mondo dell'onore:
- Poi vive in parte dove noia muore,
- E tien ragion nella piatosa mente:
- Sì va soave ne'sonni alla gente,
- Che i cor ne porta sanza far dolore.
- Di voi lo cor se no portò, veggendo
-
10Che vostra Donna la morte chiedea:
- Nodrilla d'esto cor, di diò temendo.
- Quando t'apparve, che sen gía dogliendo,
- Fu dolce sonno, ch'allor si compica,
- Che'l suo contrario lo venia vincendo.
- Se vedi Amore, assai ti prego, Dante,
- In parte, là ove Lapo sia presente,
- Che non ti gravi di por sì la mente,
- Che mi riscrivi, s'egli il chiama amante:
- E se la Donna gli sembra aitante,
- E se fa vista di parer servente:
- Che molte fiate così fatta gente
- Suol per gravezza d'Amor far sembiante;
- Tu sai, che nella corte, là ove regna,
-
10Non può sevrire uomo, che sia vile
- A Donna, che là dentro sia perduta;
- Se la soffrenza lo servente aiuta,
- Puoi di leggier conoscer nostro stile,
- Lo quale porta di mercede insegna.
- Io vengo il giorno a te infinite volte,
- E trovoti pensar troppo vilmente:
- Molto mi duol della gentil tua mente,
- E d'assai tue virtù, che ti son tolte.
- Solevanti spiacer persone molte;
- Tutto fuggivi la noiosa gente:
- Di me parlavi sì coralemente,
- Che tutte le tue rime avei accolte.
- Or non mi ardisco, per la vil tua vita,
-
10Fa mostramento che'l tuo dir mi piaccia;
- Nèn guisa vegno a te, che tu mi veggi.
- Se'l presente Sonetto spesso leggi,
- Lo spirito noioso, che ti caccia,
- Si partirà dall'anima invilita.
- Dante, un sospiro messagger del core
- Subitamente m'assalì dormendo;
- Ed io mi disvegliai allor temendo
- Ched egli fosse in compagnia d'Amore.
- Poi mi girai, e vidi il servitore
- Di mona Laggia, che venia dicendo.
- Aintami pietà, sì che udendo
- Io presi di pietà tanto valore,
- Ch'io gionsi amore, che affilava a dardi.
-
10Allor lo domandai del suo tormento,
- Ed elli mi rispose in questa guisa:
- Dì al servente che la donna è presa,
- E tengola per far suo piacimento,
- E se nol crede, dì che agli occhi guardi.
- La bella donna, dove Amor si mostra,
- Che tanto è di valor pieno ed adorno,
- Tragge lo cor della persona vostra,
- E prende vita in far con lei soggiorno.
- Pershè ha sì dolce guardia la sua chostra
- Che il sente in India ciascun Unicorno:
- La vertude dell'alma a fera giostra
- Verso di noi fra crudel ritorno.
- Ch'ella è per certo di sì gran valenza,
-
10Che già non manca a lei cosa di bene,
- Ma che natura la creò mortale.
- Poi mostra che in ciò mise provvidenza;
- Che al nostro intendiamento si conviene
- Far pur conoscer quel, che a lei sia tale.
- Una figura della Donna mia
- S'adora, Guido, a San Michele in Orto,
- Che di bella sembianza, onesta, e pia,
- De'peccatori è refugio e conforto;
- E quale a lei divoto s'umilia,
- Chi più languisce, più n'ha di conforto;
- Gl'infermi sana, i Demon caccia via,
- E gli occhi orbati fa vedere scorto.
- Sana in pubblico loco gran languori,
-
10Con reverenza la gente l'inchina,
- Due luminara l'adornan di fuori.
- La voce va per lontane cammina;
- Ma dicon, ch'è idolatra, i Frà Minori,
- Per invidia, che non è lor vicina.
Transcription Gap: page 359 (not translated by DGR)
- Guarda, Manetto, quella sgrignutuzza,
- E pon ben mente com'è sfigurata,
- E come bruttamente è divisata,
- E quel che par quand'ella si raggruzza.
- E s'ella fosse vestita d'un'uzza
- Con cappellina, e di vel soggolata,
- E apparisse di dì accompagnata
- D'alcuna bella donna gentiluzza,
- Tu no avresti iniquità sì forte,
-
10Nè tanta angoscia, o tormento d'amore,
- Nè si rinvolto di malinconia,
- Che tu non fossi a rsichio della morte
- Di tanto rider, che apirebbe il core:
- O tu morresti, o fuggiresti via.
Transcription Gap: page 361 (not translated by DGR)
- S'io fossi quello che d'amor fu degno,
- Del qual non trovo sol che rimembranza,
- E la donna tenesse altra sembianza,
- Assai mi piaceria sì fatto segno.
- E tu, che se'dell'amoroso regno
- Là onde di mercè nasce speranza,
- Riguarda se'l mio spirito ha pesanza,
- Ch'un presto arcier di lui ha fatto segno,
- E tragge l'arco, che li tese Amore,
-
10Sì lietamente che la sua persona,
- Par che di giuoco porti signoria.
- Or odi maraviglia ch'ella fia,
- Lo spirito fedito li perdona
- Vedendo che li strugge il suo valore.
Transcription Gap: pages 363-364 (not translated by DGR)
- O tu, che porti negli occhi sovente
- Amor tenendo tre saette in mano,
- Questo mio spirto, che vien di lontano
- Ti raccomanda l'anima dolente;
- La quale ha già feruta nella mente
- Di due saette l'arcier soriano,
- E alla terza apre l'arco, ma sì piano,
- Che non m'aggiunge esendoti presente.
- Perchè saria dell'alma la salute,
-
10Che quasi giace infra le membra morta
- Di due saette, che fan tre ferute.
- La prima dà piacere, e disconforta,
- E la seconda desìa la virtute
- Della gran gioia, che la terza porta.
Transcription Gap: pages 366-367 (not translated by DGR)
- Amore, e Mona Lagia, e Guido, ed io
- Possiam ben ringraziare un ser costui,
- Ch'end'ha partiti, sapete da cui?
- Nol vo contar per averlo in oblio,
- Poi questi tre più non v'hanno disio,
- Ch'eran serventi di tal guisa in lui,
- Che veramente più di lor non fui,
- Immaginando ch'elle fosse Iddio.
- Sia ringraziato Amor, che se ne accorse
-
10Primieramente, poi la Donna saggia.
- Che in quel punto li ritolse il core.
- E Guido ancor, che n'è del tutto fore,
- Ed io ancor, che'n sua virtute caggia:
- Se poi mi piacque, non si crede forse.
Transcription Gap: pages 369-397 (not translated by DGR)
DI SER PACE NOTAIO
DA FIORENZA.
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Transcription Gap: pages 399-413 (not translated by DGR)
- Novella gioia e nova innamoranza
- Mi fa di novo canto risentire:
- Chè m'avea quasi messo in oblianza
- Amore e or vuol ch'eo li deggia servire.
- La'nd'eo gioioso vivo in allegranza,
- Chè tale aspetto m'ha messo in disire:
- Chè di bellezze e pregio ogn'altra avanza
- Quella, cui eo son dato ad ubidire.
- Membrando la figura con le membra
-
10Dentro dal core mi fue imaginata
- Subitamente con un solo isguardo.
- Quando la veggio un ardor mi rassembra
- D'un foco e d'una fiamma delicata,
- Che'l cor m'ha preso tanto ch'eo tutt'ardo.
Transcription Gap: pages 415-419 (not translated by DGR)
DI GIANNI ALFANI
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Transcription Gap: pages 421-426 (not translated by DGR)
- Guido, quel Gianni, ch'a te fu l'altr'ieri,
- salute quanto pice alle tue risa
- Da parte della giovane da Pisa,
- Che fier d'amor me'che tu dì trasfieri.
- Ella mi domandò come tu cri
- Acconcio di servir chi l'hae uccisa,
- S'ella con lui a te venisse in guisa,
- Che no'l sapesse altri ch'egli e Gualtieri
- Sì che i suoi parenti da far macco
-
10Non potesser giammai lor più far danno
- Che dir men da te dalla lunge iscacco.
- io le risposi, che tu senza inganno
- Portavi pieu di tai saette un sacco,
- Che gli trarresti di briga e d'affanno.
Transcription Gap: 428-437 (not translated by DGR)
DI DANTE DA MAIANO
Note:
Tutte le Rime di questo Poeta sono impressa
nelle Rime Antiche.
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Transcription Gap: pages 439-457 (not translated by DGR)
- Viso mirabil, gola morganata,
- Non ho trovata tua par di bellezze:
- Al mondo non ne fu nessuna nata,
- Che somigliata fosse a tue fattezze.
- Savere e cortesia ti fu donata,
- Che'n ha furata poi dir l'hai tu avezze:
- Dio oltre piacere t'ha formata,
- Ed innalzata; ed eo n'aggio baldezze:
- Che son del tuo giardino pasturale:
-
10E quanto vale a mia guisa si porta,
- E si disporta a tutto meo piacere.
- In te, mia Donna, posa piacer tale,
- Che, quale uomo ad esso s'apporta,
- Giammai non porta noja, nè spiacere.
Transcription Gap: pages 459-482 (not translated by DGR)
- Sì m'abbellio la vostra gran piacenza,
- Gentil mia Donna, al prim'ch'eo l'avvisai,
- Che ogn'altra gioja addesso n'obbliai,
- E demmi tutto in vostra canoscenza:
- Poi vi fui dato, in cui tutt'ora agenza
- Pregio, e valore più che in Donna mai;
- Nè'l meo coraggio non considerai
- Mai, che gradir la vostra benvoglienza.
- Onde umil priego voi, viso giojoso,
-
10Che non vi grevi, e non vi sia pesanza
- S'eo son di voi fedele, e amoroso.
- Di più cherer son forte timoroso;
- Ma doppio dono è donna per usanza,
- Che dà senza cherer al bisognoso.
Transcription Gap: pages 484-490 (not translated by DGR)
- Di ciò, che stato sei dimandatore,
- Guardando, ti rispondo brevemente,
- Amico meo di poco canoscente,
- Mostrandoti del ver lo suo sentore.
- Al tuo mistier così son parlatore:
- Se san ti truovi, e fermo della mente,
- Che lavi la tua collia largamente,
- Acciocchè stinga, e passi lo vapore,
- Lo qual ti fa favoleggiar loquendo:
-
10E se gravato sei d'infertà rea,
- Sol c'hai farneticato, sappie, intendo.
- Così riscritto el meo parer ti rendo:
- Nè cangio mai d'esta sentenza mea,
- Finchè tua acqua al medico non stendo.
Transcription Gap: pages 492-498 (not translated by DGR)
DANTE DA MAJANO
A DIVERSI COMPOSITORI
- Provvedi, saggio, ad esta visione,
- E per mercè ne trai vera sentenza:
- Dico: una Donna di bella fazzone,
- Di cui'l meo cor gradir molto s'agenza,
- Mi fè d'una ghirlanda donagione,
- Verde fronzuta, con bella accoglienza:
- Appresso mi trovai per vestigione
- Camiscia di suo dosso a mia parvenza.
- Allor di tanto, amico, mi francai,
-
10Che dolcemente presila abbracciare:
- Non si contese, ma ridea la bella:
- Coì ridendo molto la basciai.
- Del più non dico, che mi fè giurare:
- E morta che mia madre era con ella:
Transcription Gap: pages 500-502 (not translated by DGR)
DI DINO FRESCOBALDI
Transcription Gap: rest of page (not translated by DGR)
Transcription Gap: pages 504-516 (not translated by DGR)
Note:
Impresso ne'Commentarj della Volgar Poesìa
del Crescimbeni.
- Questa è la giovinetta, ch'Amor guida,
- Ch'entra per gli occhi a ciascun che la vede.
- Questa è la donna piena di mercede,
- In cui ogni virtù bella si fida.
- Vienle dinanzi Amor, che par che rida
- Mostrando il gran valor, dov'ella siede;
- E quando giunge ove umiltà la chiede,
- Par che per lei ogni vizio s'uccida.
- E quando a salutare Amor la induce,
-
10Onestamente gli occhi move alquanto,
- Che danno quel disio, che ci favella.
- Sol dov'è nobiltà gira sua luce,
- Il suo contrario fuggendo altrettanto,
- Questa pietosa giovinetta bella.
Transcription Gap: pages 518-522 (not translated by DGR)
- Quest'altissima stella, che si vede,
- Col suo bel lume mai non m'abbandona.
- Costei mi diè chi del suo ciel mi dona
- Quanto di grazia il mio intelletto chiede.
- E'l nuovo dardo, che in questa man siede,
- Porta dolcezza a chi di me ragiona,
- In altra guisa morsa, che persona
- Non fedì mai, nè fedirà, nè
fiede.
- Perchè mercè aver così mi piace
-
10Con questa nuova leggiadria ch'io porto,
- Dove mai crudeltà neuna giace.
- Entro quel punto ogni vizio fu morto,
- Ch'io tolsi lume di cotanta pace:
- Ed Amor sa; chè io nel feci accorto.
Transcription Gap: pages 524-548 (not translated by DGR)