Poesie Italiane
Inedite
Di Dugento Autori
Dall' Origine Della Lingua
Infino Al Secolo Decimosettimo
Raccolte E Illustrate
Da Francesco Trucchi
Socio Di Varie Accademie.
Volume I.
Prato,
Per Ranieri Gausti
1846
Transcription Gap: pages [ii]-[cxx] (not relevant)
Transcription Gap: pages [1]-28 (not relevant)
Questo trovatore è lodato da Dante Alighieri nel libro della volgar eloquenza tra quei pugliesi più
eccellenti, i quali hanno politamente parlato, e posto nelle loro canzoni vocaboli molto cortigiani; e cita di lui una canzone
che comincia:
Per fino amore vo sì lietamente;
la quale si credeva perduta. In qual tempo fiorisse, s'ignora. Furon parecchi di questo medesimo nome in quel secolo, e
non si sa chi di loro fosse il trovatore. Vogliono alcuni che sia quel Rinaldo d'Aquino, che fu vescovo di Martorano nel 1255.
Apostolo Zeno crede che sia Rinaldo d'Aquino, terzo di questo nome in quella famiglia, signore di Grottamenarda, che visse
a'tempi di Federigo II, e che fu mandato vicerè in terra d'Otranto e Bari nel 1257. Tutte queste non sono che opinioni
di eruditi, e non si ha documento che le avvalori. Crescimbeni ha giudicato che il suo stile sia di quel tempo, benchè
vi trovi un non so che di più colto e di più franco, che non hanno molti de'suoi contemporanei. I compilatori della
raccolta fiorentina stampano di lui otto canzoni, sotto l'anno 1250. Nel libro reale si trovano di messer Rinaldo d'Aquino
otto
canzoni, delle quali quattro a stampa e quattro inedite. Le quattro che sono a stampa si trovano pure nel libro reale, ma
due
sotto altro nome. Le inedite son queste.
- Per fino amore vo sì altamente.
- Amor che m'ha in comando.
- Giammai non mi conforto.
- In gio' mi tegno tutta la mia pena.
Delle quattro inedite ho scelte le due ultime per la mia raccolta.
In quanto al tempo in cui fiorisse messer Rinaldo, vero autore di queste canzoni, non si può in nessuna
maniera consentire che fiorisse nel 1250, e nemmeno nel 1220: ma la canzone sulla partenze del crociato, e le altre poesie
veramente sue, che si trovano nel libro reale, mi sembrano al tutto del medesimo stile, del medesimo linguaggio e del medesimo
fare del re di Gerusalemme e di Folcacchiero de'Folcacchieri, che fiorivano intorno al 1178. Si riscontrano nel trovator
pugliese, come nel trovator sanese, due versi che ci possono servir di data. Il cavalier Folcacchiero incomincia così la
sua canzone:
- Tutto lo mondo vive sanza guerra,
- Ed eo pace non posso avere neiente.
‘Ora, l'epoca felicissima, nella quale tutto il mondo vivea senza guerra, non fu se non quella del 1177, nella quale
fu conchiusa in Venezia la celebre pace tra l'imperatore Federigo I detto Barbarossa ed Alessandro III romano pontefice; che
avanti quell'epoca e poi, l'Europa, e particolarmente l'Italia, fu agitata e sconvolta fieramente dalle discordie fra il
sacerdozio e l'impero, coperta d'armi e lorda di sangue’. Quel che accortamente osserva il Nannucci a proposito del
trovator Folcacchiero si deve applicar eziandio a messer Rinaldo d'Aquino, per questi due versi al principio della quinta
strofe
della canzone su la partenza del crociato:
- Lo imperador con pace
- Tutto il mondo mantiene.
Però, finchè non abbia delle certe prove in contrario, lo terrò per contemporaneo di Folcacchiero
de'Folcacchieri, e del re di Gerusalemme, e per il secondo Rinaldo dell'illustre casa d'Aquino; uno del numero di que'trovatori
del periodo normanno, che fiorirono alla corte del re Guglielmo di Sicilia, e illustrarono anche i primi anni del regno di
Federigo II imperatore.
Napoli, settembre 1845.
Transcription Gap: pages 31-[53] (not relevant)
Note: Author: Incerta Donna (An Anonymous Lady)
- Tapina me , che amava uno sparviero ;
- Amaval tanto , ch' io me ne moria :
- A lo richiamo
1 ben m' era maniero
2,
- Ed unque
3 troppo pascer no 'l dovia
4.
- Or è montato
5 e salito sì altero ,
- Assai più altero che far non solia ;
- Ed è assiso dentro a un verziero ,
- E un' altra donna l' averà in balìa .
- Isparvier mio , ch' io t' avea nodrito ;
-
10Sonaglio d' oro ti facea portare ,
- Perchè nell' uccellar fossi più ardito ;
- Or sei salito
6 siccome lo mare ,
- Ed hai rotti li geti
7 e sei fuggito
- Quando eri fermo
8 nel tuo uccellare .
Transcribed Footnote (page 54):
1) Dante :
- Gittansi di quel lito ad una ad una
- Per cenni , come augel per suo richiamo .
Transcribed Footnote (page 54):
2) piacevole , grazioso , ubbidiente . Re Enzo :
- Ben vedut' ho giocando .
- Da fora li selvaggi sparvieri
- Prendere , e far manieri diventare .
Transcribed Footnote (page 54):
3) mai .
Transcribed Footnote (page 54):
4) dovea . E sotto
solia per solea .
Transcribed Footnote (page 54):
5) inorgoglito .
Transcribed Footnote (page 54):
6) Int. Tu ti se' fatto altero come il mare quando il vento lo gonfia .
Transcribed Footnote (page 54):
7)
Geto è un lacciuolo di pelle che si lega a' piè
degli uccelli . Si usa nel plurale . In un sonetto inedito di Niccolò Macchiavelli ,
che presto non sarà più inedito , si legge :
- I' ho , Giovanni , in gamba un par di geti .
Transcribed Footnote (page 54):
8) risoluto , esperto .
Transcription Gap: pages [55]-60 (not relevant)
Note: Author: Ciuncio Fiorentino
- Donna , io forzeraggio lo podere
3 ,
- Cantando mio rinnovato desire
- Tutto in vostra laude .
- Lo cervio in vecchiezza serpe chere ,
- Poi
4 l' ha mangiato , bee , ciò
odo dire ,
- Per tema della fraude
- Del veneno , sicchè poi rinnovella
5 .
- Similemente è quella
- Vostra dolce accoglienza , che fuor pinse
-
10E immantinente estinse
Transcribed Footnote (page 60):
3) io forzerò il potere , mi sforzerò di fare quanto so e posso .
Transcribed Footnote (page 60):
4) poichè , dopo che .
Transcribed Footnote (page 60):
5) Brunetto Latini , Tesoro : ”E quando 'l cervo vuole lasciare la sua
vecchiezza , ossia malattia , elli mangia lo serpente , e per la paura del veleno se ne
va ad una fontana , e bee molto . Ed in questa maniera muta suo pelo , e gitta le sue
corna e la vecchiezza ” .
- In me la pena di vostra veduta ,
- Quando per rinnovar
1 fei la venuta .
- Cosa ch' è tratta fuor di sua natura
- Per virtù d' argomento poderoso ,
- Com' acqua per lo foco ,
- Ritorna tosto a natural statura
2 ,
- Cessato l' argomento a lei noioso ;
- Sicchè dipoi non poco
- Monta natura più , che
3 in prima essenza .
-
20Così la non presenza
4 ,
- Donna , di voi quasi d' amor mi trasse
- Per sua virtù , che stasse ;
- Ma poi che a me , lasso , è ritornato
- Lo mio desire , è in voi troppo montato .
- Madonna , volentier non moveria
- Verso la vostra altezza mio lausore
5 ,
- Da poi vi son donato ;
- Che già non verisimile parria
- Che uomo sol fosse di ciò fattore ,
-
30Che
6 impossibile dato
- A chiascheduno è in comunitate .
- Dunque con veritate
- Vostra apparenza di voi tutto spanda
- Ciò che ragion comanda .
- Che passate natura sì in ciò fare
- Come in esser laudata , ciò mi pare
7 .
Transcribed Footnote (page 61):
1) rinnovarmi .
Transcribed Footnote (page 61):
2) stato , condizione . Manca alla Crusca : il Manuzzi ve ne pose un esempio del Malespini .
Transcribed Footnote (page 61):
3) che non era ec.
Transcribed Footnote (page 61):
4) l' assenza .
Transcribed Footnote (page 61):
5) lode .
Transcribed Footnote (page 61):
6) Int. di ciò che è impossibile ec.
Transcribed Footnote (page 61):
7) Modo comunissimo a tutti i trovatori , come
al mio
parere
ec.
- Udito ho raccontar per veritate ,
- Che l' aquila mirando nello sole
- Diletto ha per natura ,
-
40Sicchè v' adduce i figli più fiate ;
- E qual più volentier mirar vi suole ,
- E in lui mette cura .
- Così l' amor m' è avviso
1 che gli amanti
- Induca
2 tutti quanti
- Verso la chiarità di loro amanza
3 ;
- E qual più con leanza
- La mira , come piace al detto amore ,
- Quello ritien per suo fin
4
servidore .
Transcribed Footnote (page 62):
1) giudico .
Transcribed Footnote (page 62):
2) conduca .
Transcribed Footnote (page 62):
3) donna amata .
Transcribed Footnote (page 62):
4) fedele .
Transcription Gap: pages [63]-[171] (not relevant)
Rustico di Filippo, detto anche Rustico Barbuto in alcuni codici vaticani, fu cittadino fiorentino di tanto valore,
che ser Brunetto Latini, uomo grave e severo, e rigido guelfo, portato anzi a riprendere che a lodare i suoi contemporanei
e
concittadini, soprattutto se di contrario partito, a lui, benchè di fazione ghibellino, dedica il suo Tesoretto, facendone
un compiuto elogio ne' primi versi; e lo dice nato di nobil sangue, guerrier prode, savio cittadino, facondo oratore, d'indole
cortese,
di gentili costumi, e d'animo reale.
A Rustico di Filippo
- Al valente signore,
- Di cui non so migliore
- Su la terra trovare;
- Che non avete pare
- Ne 'n pace ned in guerra:
- Sì che a voi tutta terra,
- Che 'l sol gira lo giorno,
- E 'l mar batte d'intorno,
- San faglia si conviene;
-
10Ponendo mente al bene,
- Che fate per usaggio,
- E a l'alto lignaggio
- D'onde voi siete nato,
- E poi da l'altro lato
- Potem tanto vedere
- In voi senno e savere
- Ad ogni condizione,
- Che un altro Salamone
- Pare in voi rivenuto.
-
20E bene avem veduto
- In duro convenente,
- Dov' ogni altro servente,
- Che voi, par migliorare,
- E tutt'or affinare;
- E 'l vostro cor valente
- Poggia sì alta mente
- In ogni beninanza,
- Che tutta la sembianza
- D'Alessandro tenete;
-
30Che per niente avete
- Terra, oro e argento;
- Sì alto intendimento
- Avete d'ogni canto,
- Che voi corona e manto
- Portate di franchezza
- E di fina prodezza:
- Sì che Achille lo prode
- Ch' acquistò tanta lode,
- E 'l buono Ettor troiano,
-
40Lancellotto e Tristano
- Non valser me' di vue,
- Quando bisogno fue;
- Che voi parole dite,
- E poi quando venite
- In consiglio o 'n aringa,
- Par ch'abbiate la lingua
- Del buon Tullio romano,
- Che fue in dir sovrano;
- Sì buon cominciamento,
-
50E mezzo e finimento
- Sapete ognora fare,
- E parole accordare
- Secondo la matera,
- Ciascuna in sua manera.
- Appresso tutta fiata
- Avete accompagnata
- L'adorna costumanza,
- Che 'n voi fa per usanza
- Sì ricco portamento
-
70E sì bel reggimento,
- Ch'avanzate a ragione
- E Seneca e Catone,
- E posso dir in somma
- Che 'n voi, signor, s'assomma,
- E compie ogni bontade.
- . . . . . . . . . .
Rustico fu ardente amatore di parte ghibellina, per quanto si scorsese dalle sue rime, come quasi tutti i grandi
ingengi di quel tempo, e fu amico non pure di ser Brunetto, ma di Chiaro Davanzati, di Pacino Angiolieri di Bondie Dietaiuti,
e
di altri trovatori e belli ingegni che fiorirono nella prima metà del dugento. Della vita e delle opere di questo insigne
poeta non ho trovato notizia alcuna. Tacciono li storici e i biografi; e colui che quando 'l dialetto e le lettere de'trovatore
provenzali si cominciavano appena a dirozzare, aveva già col
suo nobile ingegno e col suo alto intendimento portato al più alto grado di perfezione la lingua e la letteratura italiana;
colui che primo trovò, perfezionò e mise in uso quel linguaggio che Dante chiama illustre, cardinale, aulico e
cortigiano, in una parole, la vera lingua italiana; colui, che scostandosi il primo dalle tradizioni e dalle idee scolastiche
del
suo secolo, e partendosi dalle reminiscenze romantiche e cavalleresche che al suo tempo riscaldavano tutte le fantasie,
introdusse un nuovo genere di poesia politica nella letteratura italiana, Rustico di Filippo, è rimasto finora sconosciuto,
e il suo nome fra gli scrittori di qualche pregio appena si ritrova. Son cose da non credersi, ma vere.
In qual tempo fiorisse questo insigne poeta non si trova nelle storie, ma dal contesto della dedica surriferita e
delle sue poesie mi pare che si possa argomentare. Rustico di Filippo viveva in umile stato, ed era ghibellino. Ora, per
meritar tanta stima e tanto rispetto e tante lodi di Brunetto Latini guelfo, dovev' essere non solo di senno ma ancora di
età superiore all'autore del Tesoretto, almeno di una ventina d'anni; e Brunetto fioriva nel 1260, nel qual anno fu
mandato dalla sua repubblica ambasciatore in Ispagna al re di Castiglia,
e fin dall'anno 1254 si vedono istrumenti notarili [sic] rogati nel suo ufficio. Nel sonetto che comincia:
Una bestiuola ho visto molto fiera,
nomina con onore il lignaggio de' Salinguerra come il più illustre e il più glorioso d'Italia. Infatti la casa
Salinguerra è rinomata nella prima metà del dugento per molti prodi cavalieri, capi di parte e condottieri di
eserciti, e fu lungo tempo rivale della casa d'Este in Ferrara. I Salinguerra erano parenti di Ezzellino da Romano, tiranno
di
Padova, e alleati de' Montecchi, capi de' ghibellini di Verona. Per qualche tempo dominarono nell'Italia centrale, ed ebbero
in
governo da Innocenzio III una gran parte de' beni della contessa Matilde, e col loro valore si mantennero principi in Ferrarra,
a dispetto di tutti i guelfi della marca veronese, fino al 1224, perlochè in quel tempo erano saliti in grand'onore e
gloria e rinomanza per tutta Italia. Questo sonetto non può essere stato scritto molto tempo dopo, ma bensì in
quel torno di tempo, quando la casa Salinguerra era ancor in prospera e invidiata fortuna, sì che la sua grandezza
correva ancor in proverbio nelle città italiane, cioè dal 1220 al 1230. Nel sonetto ai guelfi:
O voi che ve n'andaste per paura,
pare che voglia alludere al grande sbigottimento che ebbero i guelfi dopo la sconfitta di Montaperti nel 1260, che senza
aspettar il nemico escirono di Firenze, e se n'andarono a Lucca.
In mancanza di più certe prove, e di più autentici documenti, procedendo per induzione, e' pare che
Rustico di Filippo sia nato nel 1200 circa, che abbia cominciato a trovar versi tra 'l 1220 e 'l 1230, che sia morto tra 'l
1266
e il 1270. E pigliando il mezzo della vita di questo poeta, mi par non andar errato nel dire, che fioriva nel 1250 come
trovatore, e nel 1260 come poeta.
Grande amatore della parte ghibellina si prese piacere di flagellar col ridicolo certi capi dei guelfi, e
portò al più alto grado di perfezione il sonetto della satira politica, di cui si può dir l'inventore. I
guelfi dal loro canto si vendicarono servendosi delle medesime armi e scrissero sonetti contro di lui. Di questi credo io
che
sia il seguente sonetto, che va stampato sotto nome di Iacopo notaro da Lentino. Infatti Crescimbeni lo chiama Rustico Barbuto;
e Rustico me-
desimo nel sonetto a messer Ugolino, discorre delle sue fanciulle nominate in questo sonetto, il quale nè per lo stilo,
nè per la lingua, nè per la maniera del poetare non può essere nè di Iacopo da Lentino nè di
alcun siciliano, ma bensì di qualche bello spirito fiorentino, uno di que' tanti buoni guelfi messi in canzone da
Rustico.
- Signori, udite strano malefizio,
- Che fa 'l Barbuto l' anno di ricolta,
- Che verso l' aia rizza tal difizio,
- Ch' è or tirato che non falla volta.
- Or non è questo ben strano giudizio
- Che a consumar ha sì la gente tolta?
- Chi gli avrebbe dato questo uffizio
- Ch' ad ogni uom va ponendo dazio e colta?
- Non giova che la moglie l'ammonisca:
-
10Che non pensi di queste tre fanciulle?
- Se non che pur sopra ti monti e lisce?
- Quel risponde: perchè non le trastulle?
- Corre a compagni; non mi compatisce:
- Che maledir non posso pur le culle.
Le poesie di Rustico di Filippo si debbono dividere in tre classi. La prima classe contiene le poesie di amore,
scritte nella prima gioventù, cioè nel 1225 circa, dietro le reminiscenze e le ispirazioni cavalleresche e
romantiche della Tavola Rotonda e altre simili letture, allora in gran voga, e con quelle voci, e que' modi, e que' concetti
che
erano familiari ai rimatori di quel tempo; e noi ci troveremo
allegranza, faraggio, desideranza, pietanza,
amanza
, e simili; nelle quali Rustico e per la lingua e per lo stile e per i concetti non esce dalla schiera de' volgari
trovatori: e di questa sua prima maniera noi diamo due soli sonetti. Se non che ben si vede che il suo linguaggio si polisce,
e
si nobilitano i suoi concetti, e i suoi modi acquistano grazia ed eleganza, e si va molto accostando al fare dei poeti. Le
rime
di questa sua seconda maniera, che noi abbiam chiamata dei trovatori della transizione, formano la seconda classe, e sono
otto
sonetti. Della terza maniera abbiamo otto sonetti, ne' quali per la scelta delle voci e dei modi più illustri e
cortigiani, per vivacità e
robustezza di stile, per altezza di concetti e di sentimenti, per fierezza ed energia di espressione, tanto sopra la schiera
de'trovatori volgari s'innalza, che di trovatore diventa poeta e gran poeta; e si lascia addietro di gran lunga tutti i suoi
contemporanei. Alcuni de'suoi sonetti si direbbon dettati in pien cinquecento, quando la lingua e lla letteratura italiana
erano giunte all'apice della perfezione, benchè ne consti che furono scritti da trenta o quaranta anni prima di Cino, di
Guido e di Dante, i tre grandi poeti del dugento. E questi formano la terza classe.
Le poesie di Rustico, che fan parte di questa raccolta, son tratte dal libro reale codice 3793 vaticano, dove
si trovano da cinquanta circa sonetti. Un solo di tanti, e non de' più belli, è stato pubblicato da Crescimbeni
sotto nome di Rustico Barbuto, e siccome nel libro reale non ha altro nome fuorchè Rustico di Filippo, il Crescimbeni
l' avrà trovato in qualche altro codice vaticano. Il sonetto si trova pure nel libro reale, ed io credo conveniente di
riprodurlo.
- Io aggio inteso che sanza lo core
- Uom non può viver nè durar neente:
- E io vivo sanz'esso nel colore;
- Peroò non cangio nè saver nè mente.
- E quest'è per la forza del segnore;
- Che'l n'ha prtato, ch'è tanto possente,
- Che lo partio dal corpo, ciò fu amore,
- E miselo in balìa dell'avvenente.
- Lo cor, quando dal corpo si partio,
-
10Disse ad amore: aignore, in qual parte
- Mi mene? E que' rispose: al tu' disio.
- In tale loco, che giamai non parte,
- Insieme sta lo core e l'amor mio;
- Così vi fosse il corpo in terza parte!
Benchè sia della seconda maniera di Rustico, e come dissi, non dei più belli, il Crescimbeni ne
dava il seguente guidizio: ‘Abbiam letto nella vaticana un suo sonetto, che è quello che ci serve di
saggio, e ci è paruto tanto vago, e leggiadro, e così spiritosos e bizzarro, che ardiremmo di dire che prima del
Petrarca difficilmente se ne trovi
un altro simile’. Che cosa avrebb' egli detto Crescimbeni, se avesse visti gli altri sonetti politici di questo
principe de' trovatori, quando era veramente diventato poeta?
Fra le poesie inedite io ho scelte le migliori, e le più castigate, percheè ha certi sonetti
bellissimi per la vivacità e purità della lingua, ma un po' troppo liberi e licenziosi, e tanto, che si direbbero
dettati dal Lasca o dal Berni; e parrebb' impossibile che lo stesso autore, in quel tempo scrivesse in tanti diversi modi,
se
non ci fosse la grande autorità del libro reale che lo afferma e l'autentica.
Egli è eccellente nelle rime di amore, nelle rime satiriche, nelle rime così dette bernesche. In
ciascuno di questi generi si dimostra sempre originale. Ha pure un'ottava nel libro reale, contro un tale messer Casentino,
forse la prima di tutte le ottave, scritta in lingua illustre, che comincia:
- Quand' egli apre la bocca della tomba
- Per dir parole messer Casentino,
- Sì nel gozzo la voce gli rimbomba,
- Che diserta le donne e guasta il vino.
È rimata al modo degli strambotti, cioè il settimo verso col primo, col terzo e col quinto, e l'ottavo col
secondo, col quarto e col sesto. Il Bembo nel suo codice 4620, che è copia del libro reale, scrisse in margine a
quest'ottava ‘x Canzon sicula’, volendo forse con questo indicare la prima origine dell'ottava italiana.
Transcription Gap: pages [179]-[224] (not relevant)
Rustico Di Filippo.
- Quando Dio messer Messerin fece ,
- Ben si credette far gran maraviglia ,
- Ch' uccello e bestia ed uom ne sodisfece ,
- Che a ciaschedune natura s' appiglia .
- Che nel gozzo anitrocco
1 ’l contrafece ,
- E nelle reni giraffa somiglia ,
- Ed uom sembra , secondo che si dece
2 ,
- Nella piacente sua cera vermiglia .
- Ancor rassembra corbo nel cantare ,
-
10Ed è diritta bestia nel savere ,
- E ad uomo è somigliato al vestimento .
- Quando egli il fece poco avea che fare ,
- Ma volle dimostrar lo suo potere ,
- Sì strana cosa fare ebbe in talento .
Transcribed Footnote (page [225]):
1) Lo stesso che
anitroccolo , anitrino .
Transcribed Footnote (page [225]):
2) Da
decere , convenire .
Transcription Gap: pages 226-229 (not relevant)
- Chi messer Ugolin biasma o riprende ,
- Perchè non ha fermezza nè misura ,
- E perchè sua promessa non attende
1 ,
- Non è cortese , ch' ei l' ha da natura .
- Ma fa gran cortesia chi nel difende :
- Ch' è sì gentile , che non mette cura ,
- E poco pensa se manca od offende ;
- E se vuol ben pensar , poco vi dura .
- Ma io so ben che s' ei fosse leale ,
-
10Ch' egli è di sì gran pregio il suo valore ,
- Che meno sen potria dir ben che male :
- Ed ama la sua parte di buon core ;
- Se non che punto ben non gliene cale
2 ,
- E ben non corre a posta
3 di signore .
Transcribed Footnote (page 230):
1) mantiene .
Transcribed Footnote (page 230):
2) non gliene importa nulla .
Transcribed Footnote (page 230):
3) a piacere , a requisizione .
- Messer Bertuccio , a dritto uom vi cagiona
1 ,
- Che Fazo non guardate dal veleno ,
- E ciascun fiorentin di ciò ragiona ,
- Che non va ben sicuro a palafreno .
- Un gran destrier di pregio ave a Cremona ,
- Che mille lire il dice , in tutto , il meno .
- Fate che venga per la sua persona ;
- Non siate scarso in sua guardia , nè leno
2 .
- E questo dico , e vo che sia sentenza ,
-
10Credendo il me' di voi dicer per vero :
- Messer Bertuccio il guardi per Fiorenza ,
- Che dell' ingegno suo sta cavaliero ;
- E il Cocciolo gli deggia far credenza ,
- Non ch' io ne dotti
3 ,
tanto ha il viso fiero .
Transcribed Footnote (page 231):
1) v' incolpa .
Transcribed Footnote (page 231):
2) Dal lat.
lenis . Dante :
. . . . . . quando soffia
Borea da quella guancia ond' è più leno .
Transcribed Footnote (page 231):
3) tema .
Transcription Gap: pages 232-243 (not relevant)
- Color di cener fatti son li bianchi,
- E vanno seguitando la natura
- Degli animali che si noman granchi,
- Che pur di notte prendon lor pastura;
- Di giorno stanno ascosi, e non son franchi,
- E sempre della morte hanno paura;
- Dello Leon per tema non li abbranchi,
- Che non perdano omai la forfattura
1:
- Che furon guelfi, ed or son ghibellini,
-
10Da ora innanti sian detti ribelli,
- Nemici del comun come gli Uberti.
- Così il nome dei bianchi si declini
2
- Per tal sentenza, che non vi si appelli,
- Salvo che a san Giovanni sieno offerti.
Transcribed Footnote (page 244):
1)
Forfattura e
forfatto valgono delitto, mala azione; da forfare,
facere foras, far contro ragione: donde forfante e furfante.
Transcribed Footnote (page 244):
2) abbassi.
Transcription Gap: pages 245-274 (not translated by DGR)
- Non si disperin quelli dello 'nferno,
- Po' che n' è uscito un che v' era chiavato
1,
- Che vi credea stare in sempiterno,
- Il quale è Cecco, ch' è così chiamato.
- Ma in tal guisa è rivolto il quaderno
2,
- Che sempre viverò glorificato,
- Po' che messer Angolieri è scoiato,
- Che m'affliggea di state e di verno.
- Muovi, nuovo sonetto, e vanne a Cecco,
-
10A quel che più dimora a la badia:
- Digli che frate Arrigo è mezzo secco.
- Che non si dia nulla maninconia,
- Ma di tal cibo imbecchi lo suo becco,
- Che viverà più ch' Enoc e ch' Elia.
Transcribed Footnote (page 275):
1) serrato a chiave.
Transcribed Footnote (page 275):
2) Il verso è senz'elisione.
Transcription Gap: pages 276-289 (not relevant)
- Avvenga m' abbia più volte per tempo
1
- Per voi richiesto pietade
2 e amore
- Per confortar la vostra
3 greve
4 vita,
- E non è ancor
5 sì trapassato il tempo
- Che 'l mio sermon non trovi il vostro core
- Piangendo star con l'anima smarrita,
- Fra se dicendo: già sarà in ciel gita
6
- Beata cosa ch'uom chiamava il nome
7,
- Lasso me, e quando e come
8
-
10Veder io vi potrò visibilmente,
- Sì che ancora
9 presente
Transcribed Footnote (page 290):
1) Nell'Edizione Palermitana del marchese Villarosa si legge: Avvegna ched io m'aggio più per tempo.
Transcribed Footnote (page 290):
3) Il Codice Riccardiano, e il Codice Vaticao: pietate.
Transcribed Footnote (page 290):
3) nostra. E. P.
Transcribed Footnote (page 290):
4) grave. E. P. e C. R.
Transcribed Footnote (page 290):
5) Non è ancor E. P.
Transcribed Footnote (page 290):
6) già t' eri in ciel gita. E. P. già sarà uscita. C. V. già sarà. . . . C. R.
Transcribed Footnote (page 290):
7) Beata gioglia, ch'uom chiamava o me. E. P. Beata cosa ch'i' amava il nome. C. R. e C. V.
Transcribed Footnote (page 290):
8) Lasso e quando e come. E. P. e C. V.
Transcribed Footnote (page 290):
9) ancor. C. V. e C. R.
- Far ' vi possa
1 di conforto aita?
- Dunque mi udite ch'io parlo a posta
- D'amor, e a' sospir
2 ponendo sosta.
- Noi sì proviam
3 che in questo cieco mondo
- Ciascun ci vive in angosciosa noia
4,
- Chi non ha avversità, ventura il tira
5.
- Beata l'alma che lascia tal pondo
6,
- E va nel cielo ov'è compiuta gioia
7,
-
20Gioioso
8 il cor fuor di corrotto
9 e d'ira.
- Or dunque di che 'l vostro
10 cor sospira,
- Che rallegrar si dee del suo migliore?
- Che Iddio
11 nostro Signore
- Volse di lei, com'avea l'angel detto
12,
- Farne il cielo
13 perfetto.
- Per nova cosa ogni
14 santo l'ammira
15
- Ed ella istà dinanzi
16 alla salute
- E inver lei parla d'ogni sua virtute
17.
Transcribed Footnote (page 291):
1) Vi posso fare. E. P. Far i'vi posso. C. V. Far i'vi possa. C. R.
Transcribed Footnote (page 291):
2) Da amore e a sospir. C. V. D'amor e a sospir. C. R.
Transcribed Footnote (page 291):
3) Noi proviamo. E. P. Noi si proviam. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 291):
4) Ciascun si vive in angosciosa daglia. E. P. Ciascun
ci vive in angosciosa noia. C. V. e C. R .
Transcribed Footnote (page 291):
5) Che in ogni avversità ventura il tira. E. P. Chi non ha avversità ventura it tira. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 291):
6) Questo verso manca nell'E. P.
Transcribed Footnote (page 291):
7) compita gioglia. E. P. compita gioia. C. V. compiuta gioia. C. R.
Transcribed Footnote (page 291):
8) Gioglioso. E. P. Giosi. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 291):
9) cornuccio. C. R. corrotto. C. V. e E. P.
Transcribed Footnote (page 291):
10) Or donqua di che il vostro E. P. Or dunque de che'l vostro. C. R. Or dunque di che vostro. C. V.
Transcribed Footnote (page 291):
11) Dio. E. P. Iddio. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 291):
12) com'avea l'angel detto. C. V. quel che avea l'agnel detto. C. R.
Transcribed Footnote (page 291):
13) Fare il ciel. E. P. Farne 'l cielo. C. V. Per farne. C. R.
Transcribed Footnote (page 291):
14) ogne. E. P.
Transcribed Footnote (page 291):
15) l'ammira. C. V. la mira. C. R.
Transcribed Footnote (page 291):
16) Ed ella sta davanti. E. P. Ed ella ista dinanzi. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 291):
17) Ed inver lei parla ogni virtute. E. P. E inver lei parla ogni virtute. C. V. In ver lei parla d'ogni sua virtù. C. R.
- Di che vi stringe il cor, che pianto a l'opra
1
-
30Che dovreste
2 d'amor sopra gioire,
- Che avete in ciel
3 la mente e lo intelletto?
- Li spirti vostri trapassan
4 di spora
- Per sua virtù nel ciel; tale è il desire
- Ch'amor là su li pinge per diletto.
- O uomo saggio, o Dio, perchè distretto
5
- Vi tien così l'affannoso pensiero?
- Per suo onor vi chero
6
- Che allegramente
7 prendiate conforto,
- Nè abbiate più il cor morto
8,
-
40Nè figura
9 di morto in vostro aspetto;
- Però ch'Iddio locata l'ha fra i suoi
10,
- E tuttora dimora ella con voi
11.
- Conforto, già conforto l'amor chiama,
- E pietà prega, per Dio, fate presto
12.
- Or inchinate a sì dolce preghiera,
- Spogliatevi di questa veste grama
- Da che voi siete per ragion richiesto,
- Che l'uomo per dolor muore e dispera.
- Come vedreste poi la bella cera,
-
50Se vi cogliesse
13 morte in disperanza?
Transcribed Footnote (page 292):
1) il cor pianto ed angoscia. E. P. il cor pianto e a sopra. C. V. il cor, che pianto all'opra. C. R.
Transcribed Footnote (page 292):
2) che dovreste. E. P. che dovete. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 292):
3) in ciel. E. P. e C. V. ciel. C. R.
Transcribed Footnote (page 292):
4) Li spirti vostri trapassar di sopra. E. P. Li spirti nostri trapassan di sopra. C. V. Gli spirti nostri trapassar di sopra.
C. R.
Transcribed Footnote (page 292):
5) O uomo saggio, perchè sì distretto. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 292):
6) chiero. C. V. chero. C. R.
Transcribed Footnote (page 292):
7) Allegramente. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 292):
8) Nè aggiate più. E. P. Nè abbiate 'l cor morto. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 292):
9) Nè figura. E. P. e C. R. Et figura. C. V.
Transcribed Footnote (page 292):
10) Perchè Dio l'aggia allocata fra i suoi. E. P. Perch'Iddio locata l'ha fra voi. C.V. Però che Dio locata l'ha fra i suoi.
C. R.
Transcribed Footnote (page 292):
11) Ella tutt'ora dimora con voi. E. P. E tuttora dimora ella con noi. C. V. Et ella ognora dimora con voi. C. R.
Transcribed Footnote (page 292):
12) fate resto. E. P. (Manca tutto il verso al C.V.
Transcribed Footnote (page 292):
13) Se v'accogliesse. E. P. Se vi cogliesse. C. V. e C. R.
- Da sì
1 grave pesanza
- Traete il vostro cor omai, per dio
- Che non sia così rio,
- Ver l'alma vostra che ancora ispera
- Vederla in cielo star nelle sue braccia;
- Dunque di speme confortar
2 vi piaccia.
- Mirate nel piacer ove dimora
- La vostra donna, ch'è in ciel coronata,
- Ond'è la vostra speme in paradiso,
-
60E, tutta santa omai vostra, innamora
3
- Contemplando nel ciel dov'è locata
4
- Il vostro cor, per cui istà diviso,
- Che pinto tiene in sì beato viso.
- Secondo ch'era quaggiù meraviglia,
- Così lassù somiglia,
- E tanto più quanto è men conosciuta.
- Come fu ricevuta
- Dagli angioli con dolce canto e riso,
- Gli spirti vostri rapportato l'hanno,
-
70Che spesse volte quel viaggio fanno.
- Lassù parla di voi con que'beati
5,
- E dice loro: mentre ch'io fui
- Nel mondo, ricevetti onor da lui,
- Laudandomi ne'suoi detti laudati;
- E prega Iddio lor signor
6 verace
- Che vi conforti sì come a voi piace
7.
Transcribed Footnote (page 293):
1) Di sì. E. P. Da sì. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 293):
2) Donque di speme confortar. E. P. Adunque speme, e confortar. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 293):
3) vostra memora. E. P. innamora. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 293):
4) nelciel mente locata. E. P. nel ciel dov'è locata. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 293):
5) Ella parla di voi con li beati. C. V. Lassù parla di voi con que'beati. C. R.
Transcribed Footnote (page 293):
6) lo signor. E. P. lor signor. C. V. e C. R.
Transcribed Footnote (page 293):
7) sì come vi spiace. E. P. sì come a voi piace. C. V. e C. R.